09 Giugno 2020, 12:52
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PALERMO – Dieci e più denunce al giorno. La fine del lockdown segna purtroppo l’aumento dei fascicoli per atti persecutori. Tante donne ritrovano la forza di raccontare la propria storia di quotidiana violenza.
Le norme anti Covid le ha costrette a vivere l’incubo della vita domestica senza né valvole di sfogo, né possibilità di denunciare. Ora che le restrizioni sono terminate e si è allentata la pressione psicologica di mariti, padri e conviventi, le denunce sono tornate ai preoccupanti livelli precedenti all’emergenza Coronavirus.
I numeri dei fascicoli sul tavolo del procuratore aggiunto Annamaria Picozzi, che coordina il pool di magistrati che si occupano dei reati da “codice rosso”, dicono che tante donne vivono una situazione di profondo disagio e paura. La nuova legge tutela le vittime di violenza domestica e di genere, dettando i tempi della giustizia.
Il “codice rosso” introduce una corsia preferenziale per le denunce e per rendere più rapide le indagini obbliga i pubblici ministeri ad ascoltare le vittime entro tre giorni. La ratio è quella di tutelare al più presto chi subisce reati di maltrattamenti, violenza sessuale, stalking e lesioni aggravate in contesti familiari o relazioni di convivenza. Fare in fretta può significare evitare il peggio. Tutte le denunce vanno valutate con lo stesso rigore. Qualora fosse necessaria una misura cautelare la Procura ne chiede l’applicazione all’ufficio del giudice per le indagini preliminari. Il codice rosso prevede che polizia giudiziaria debba comunicare al pubblico ministero le notizie di reato immediatamente anche in forma orale, senza neppure valutare la sussistenza delle ragioni di urgenza. La vittima ha il diritto di essere ascoltata dal magistrato entro tre giorni dalla iscrizione della notizia di reato. Una velocità necessaria che si trasforma in una grande mole di lavoro. E purtroppo la fine del lockdown segna un’impennata nelle denunce.
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09 Giugno 2020, 12:52