27 Luglio 2012, 17:22
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Ho letto della campagna di Live Sicilia – un ottimo sito d’informazione locale fatto da professionisti che stimo – su un dirigente del Comune di Palermo assegnato ad un nuovo incarico. Tredici anni fa, era stato beccato con le mani nel sacco, per una tangente. Lui s’era detto pentito del gesto, e Orlando l’aveva graziato dal licenziamento. Per Live Sicilia, quel dirigente non avrebbe dovuto ottenere alcun incarico adeguato al suo grado. E Orlando avrebbe dovuto ammettere l’errore dell’assegnazione.
La questione solleva anzitutto dei delicati interrogativi morali, legati al perdono. E il perdono ha a che fare con le convinzioni religiose e con la storia dei popoli. Ha a che fare con il bisogno che ciascuno di noi porta con sé, dall’età infantile, di una carezza dei genitori: di quella che è mancata, un giorno, e di quelle altre che non potranno ripetersi. Non conosco il dirigente comunale, ma ho letto che ha ammesso la sua colpa; che ha detto: proverò ad esser diverso; che sono passati anni; che a firmare quella grazia, fu un sindaco mai particolarmente conciliante con i corrotti.
Altri prima di hanno detto che la pena dev’esser sempre commisurata alla colpa e alla storia personale dei colpevoli; e che non deve durare oltre il necessario, né dev’esser scontata troppo lontano dai fatti. Penso che la lotta al crimine e alla corruzione, che dev’esser senza quartiere, debba offrire, anche a chi sbaglia, l’immagine di uno Stato capace di gesti di umanità, di riconciliazione. L’opportunità di una seconda chance è uno dei tratti distintivi dello Stato che voglio. E qui, nell’umanità delle istituzioni, è la questione etica.
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27 Luglio 2012, 17:22