E il Lombardo furioso ringrazia

di

20 Luglio 2012, 08:00

3 min di lettura

La domanda è semplice. Dopo il gran bailamme delle ultime 48 ore, la lettera di Monti, i titoli a nove colonne sulle prime pagine dei giornali nazionali, il summit a sorpresa tra il premier e Napolitano, i 400 milioni girati in fretta e furia alla Regione in concomitanza col solenne annuncio ‘abbiamo scherzato, il default non c’è’, insomma, dopo il putiferio che si è abbattuto su Palermo in questo complicatissimo luglio, Raffaele Lombardo e la sua parte politica sono più forti o più deboli?

Poiché di politica si tratta, è ovvio che ciascun partito sceglierà la riposta che più gli fa comodo. E però, a taccuini chiusi e ben lontano da microfoni e registratori, qualche avversario del governatore ammette: “Non è che gli abbiamo fatto un favore?”. Sì, perché come accaduto altre volte, Lombardo, che come politico è più bravo che come amministratore, nel momento di difficoltà ha sfoderato gli artigli, offrendo di sé un’immagine fiera e battagliera. Al netto degli eccessi verbali (e senz’altro il censurabilissimo “vammoriammazzato” è rubricabile a questa voce), dei quali peraltro il governatore aveva fatto sfoggio diverse altre volte, Lombardo ha comunque cercato di girare a suo vantaggio la frittata, cavalcando i temi dell’autonomia a lui tanto cari e accusando Roma e i poteri forti di tramare un colpo di Stato contro la Sicilia. Slogan e temi questi assai cari al suo popolo, che è parso ringalluzzito in queste ore. L’assist definitivo è arrivato poi dalla smentita del default imminente da parte dello stesso governo nazionale, che permetterà al presidente di presentarsi domattina all’Ars dipingendo come cinici profeti di sventura i suoi oppositori. Ai quali, Udc e Ivan Lo Bello in primis, ormai Lombardo riserva diverse quotidiane dosi di veleno.

Insomma, malgrado l’accerchiamento e lo sputtanamento internazionale, l’affaire Monti potrebbe trasformarsi in un’arma a doppio taglio per gli avversari del governatore, tracciando sostanzialmente il canovaccio di una campagna elettorale che si giocherà tutta sul “giù le mani dalla Sicilia”, in contrapposizione a un governo nazionale verso il quale il malcontento popolare certo non manca.

Articoli Correlati

Tocca adesso agli avversari del blocco lombardiano prendere le contromisure necessarie. E qui i problemi non mancano. Il governatore ha gioco facile nel raccontare che i partiti nazionali stanno facendo di tutto per evitare il voto ad ottobre. Potrà non essere vero, ma è per lo meno verosimile. A destra di Lombardo, il Pdl va avanti a passo lento, offrendo di sé un’immagine incerta, nell’attesa che Alfano tra le dimissioni di Nicole Minetti e i coup de theatre di Berlusconi trovi il tempo per dire una parola definitiva sulla Sicilia. Il Pd a sua volta, nel nome dell’unità del centrosinistra, resta in attesa dell’oracolo di Orlando, mentre l’Idv del Professore mena ceffoni quotidiani ai democratici, al governo Monti che i democratici sostengono e al Quirinale. Uno scenario di generale confusione che solo dopo le dimissioni di Lombardo comincerà forse a diradarsi. In questo quadro, l’unico ad aver messo i motori avanti con una certa efficacia sembra essere Rosario Crocetta, il guastafeste perfetto di questa campagna elettorale. “Piace a mia madre che ha ottant’anni e agli amici di mio figlio che ne hanno diciotto. Ma io non lo voterei”, ha detto a Live Sicilia Raffaele Lombardo. Facendogli, soprattutto con le sue ultime parole, un grosso, grossissimo regalo.

 

Pubblicato il

20 Luglio 2012, 08:00

Condividi sui social