E Paolo Borsellino pianse: | “Sono stato tradito da un amico”

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08 Marzo 2012, 13:37

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Nella seconda metà di giugno del 1992,  Paolo Borsellino ha un cedimento nervoso e, cosa inusuale per lui, si sdraia su un divano e piange: “Non posso pensare.. non posso pensare che un amico mi abbia tradito”. A ricostruire l’episodio, riportato nell’ordinanza sulla strage di via D’Amelio, sono due magistrati che con il giudice avevano lavorato a Marsala: Alessandra Camassa e Massimo Russo, attuale assessore alla Sanità della Regione Siciliana. Ai colleghi che la sentono Alessandra Camassa dice: “La mia impressione fu che Paolo si sentisse tradito da una persona adulta autorevole, con la quale vi era un rapporto d’affetto: pensai che potesse trattarsi di un ufficiale di carabinieri”. La ricostruzione è stata confermata da Massimo Russo che aggiunge un’altra frase di Borsellino: “qui è un nido di vipere”.

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Secondo la ricostruzione del Gip e della Procura di Caltanissetta, Borsellino avrebbe individuato il preteso traditore, “ma il nome era talmente sconvolgente – si spiega nell’ordinanza – che neanche gli amici più cari ne sono stati messi al corrente”. La moglie del giudice, Agnese Piraino, è più esplicita e in una deposizione resa il 27 gennaio del 2010 ricorda che suo marito alla metà di giugno del 1992 si sfogò rivelandole, testualmente, che “c’era un colloquio tra la mafia e parti infedeli dello Stato”. Paolo Borsellino aveva preso l’abitudine di raccontare pochi particolari alla moglie per non metterla in pericolo. “Confermo però – fa mettere a verbale la vedova del giudice – che mi disse che il generale Subranni era ‘punciutu’. Era sbalordito, ma lo disse con tono assolutamente certo, senza svelarmi la fonte. Aggiunse che quando glielo avevano detto era stato tanto male da avere avuto conati di vomito: per lui l’Arma dei carabinieri era intoccabile…”.

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08 Marzo 2012, 13:37

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