16 Marzo 2020, 11:44
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PALERMO– Lui è siciliano, ha ventitré anni, ma lavora ‘su’, al tempo del Coronavirus. Poteva prendere il treno o l’aereo. Ma poi ha preso la sua decisione e ha comunicato: “Mamma, per il vostro bene e per quello di tutti non torno a casa”.
Il cuore di una madre e il cuore di un figlio hanno comunicato via chat, con tutto l’amore e tutta l’apprensione, mentre i treni carichi dal Nord portavano ragazzi e ragazze e non solo loro verso l’Isola in cui sono nati.
Lui ha scritto: “Non me la sento di scendere, è asintomatico, sto a contatto con tante persone”. Lei ha risposto: “Agisci come ritieni più giusto. Vorrei averti qui per proteggerti, ma purtroppo non si può”. Lui: “Non vi preoccupate per me, rimanete a casa e non state in contatto con nessuno”. La mamma, a quel punto, ha messo in chat un cuore gigante. E, senza nome, per tutelare la privacy, al telefono racconta; “E’ stato difficile, ma non si poteva fare altrimenti. Il mio ragazzo è forte, sa che io e mio marito gli vogliamo un mondo di bene e lui lo stesso. Quando finirà, ci riabbracceremo”.
Sono storie profondamente umane. Di quella umanità che, in qualche caso, non sempre, si dimostra preziosa in tempi estremi. Genitori e figli lontani che hanno scelto di sopportare il distacco. Come quel papà che sempre in chat racconta: “Mia figlia era in aeroporto. All’ultimo ha preferito non partire. L’amo tantissimo questa mia ragazza coraggiosa e sono fiero di lei. Chissà se sono stato un bravo padre”. La risposta appare scontata.
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16 Marzo 2020, 11:44