11 Dicembre 2018, 18:27
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PALERMO – Una giovane coppia, una bimba di soli tre anni e il lavoro lontano dalla propria città. La madre e il padre di Emanuele Radicini avevano deciso di trasferirsi in provincia di Verona, dove il figlio si trovava con la compagna e la piccola. Gli davano una mano, abitavano vicino ai due ragazzi, si prendevano cura della bambina.
Un sogno che si è spezzato brutalmente, con l’incidente in cui il 23enne palermitano ha perso la vita. I genitori, a distanza di tre giorni dal terribile scontro avvenuto sulla strada provinciale che collega Villafranca con Valeggio, dopo essere stati raggiunti in Veneto dai familiari più stretti e dagli amici, hanno trovato la forza per condividere il proprio dolore anche sui social.
Il papà ha pubblicato una foto che lo ritrae insieme al figlio, sono entrambi in sella a una moto, sorridenti: “Addio angelo nostro, ti terremo sempre nei nostri cuori”. La madre ha invece scritto un post in cui descrive lo strazio provato: “Rimarrai per sempre nel mio cuore, ti amo amore di mamma. Mi hai lasciato un vuoto indescrivibile ma anche un dono bellissimo, tua figlia. Nei suoi occhi così uguali ai tuoi vedrò te”.
Parla dello sguardo della sua nipotina, della bimba che somiglierebbe tantissimo al suo giovane papà e che in decine di foto, i nonni, hanno immortalato dopo il loro trasferimento a Povegliano Veronese. La donna lavora a Gardaland, dove intanto era però terminato il contratto di lavoro del figlio.
Emanuele aveva anche una sorella, rimasta in Sicilia perché in stato di gravidanza. La notizia ha raggiunto tutti gli amici siciliani del ragazzo nel giro di poche ore. A legarli era soprattutto la passione per le motociclette, con la quale avevano girato in lungo e largo la regione. Per questo decine di “bikers” hanno deciso di incontrarsi, per rendere omaggio al proprio amico, nei pressi del porticciolo della Cala. “Il nostro pensiero è stato rivolto ad Emanuele – dicono -. Su quella strada insieme a noi, c’era anche lui, da lassù”.
La tragedia, durante una passeggiata con dei nuovi amici, appassionati come lui delle due ruote. Era una giornata di sole, il gruppo stava percorrendo la strada provinciale quando Emanuele, a bordo della sua Suzuki, si è schiantato frontalmente con un Suv. L’impatto si è rivelato violentissimo, non lasciandogli scampo. “Lo chiamavamo ‘Rambo’ – aggiungono gli amici motociclisti – perché nulla lo fermava”. “Vorrei bastassero delle parole per fare in modo che tutto sia diverso – scrive Emanuele Mancuso – ma l’unica cosa giusta in questi casi è il rispettoso silenzio. Rimarrai nel mio cuore e spero che il mio abbraccio arrivi alla tua mamma e alla tua famiglia. Oggi il cielo ha un angelo in più, ciao grande uomo, ciao amico mio, possa tu riposare in pace”.
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11 Dicembre 2018, 18:27