02 Febbraio 2019, 15:13
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PALERMO – Ora la norma c’è. O almeno l’emendamento. E la speranza è che il Parlamento lo approvi facendolo diventare legge e dando una boccata d’ossigeno alla Sicilia.
L’auspicio è risuonato ieri più volte nel dibattito d’Aula a Sala d’Ercole sul bilancio. La Regione ha un disavanzo da due miliardi e cento milioni da ripianare. Per un miliardo e mezzo è stato concesso alla Sicilia di spalmare la somma in trent’anni, con rate da poco più di cinquanta milioni Ma per seicento milioni si è dovuto recuperare tutto in tre anni, infliggendo un capestro da duecento milioni all’anno che ha strozzato i documenti contabili portando alla manovra “lacrime e sangue” che tra otto giorni sarà discussa a Sala d’Ercole.
E allora, per ridare fiato ed evitare il massacro, l’unica speranza è che anche quei seicento milioni si possano spalmare in tre decenni. Ma perché ciò sia possibile serve un intervento normativo, auspicato più volte ieri negli interventi in Aula. Adesso, un emendamento presentato ieri al ddl di conversione del decreto legge sulla semplificazione può risolvere la faccenda. L’emendamento è firmato dal deputato toscano di Forza Italia Felice Maurizio D’Ettore e da altri forzisti. Non è formalmente destinato solo alla Sicilia ma è una norma generale che consente alle Regioni di recuperare in trent’anni il disavanzo, “liberando così significative risorse per investimenti con funzione anticongiunturale e di sostegno all’economia”, si legge nella relazione, e se approvato consentirà alla Sicilia di spalmare anche i 600 milioni in trent’anni, evitando così i tagli pesantissimi della manovra.
“Una norma ragionevole, a costo zero per lo Stato, che in un contesto di recessione come quello certificato dall’Istat si rende ancora più auspicabile”, commenta con ottimismo l’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao. Se il Parlamento voterà l’emendamento, si potrà rimettere mano ai documenti contabili, rimpinguando le somme tagliate. Il Pd oggi con Giuseppe Lupo ha criticato la scelta del governo di andare avanti piuttosto che prorogare l’esercizio provvisorio in attesa di “ottenere migliori condizioni per la copertura del disavanzo” da un confronto col governo. Un confronto che potrebbe essere non necessario se la norma di iniziativa parlamentare dovesse essere approvata.
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02 Febbraio 2019, 15:13