PALERMO – A un anno dall’inizio dell’emergenza siccità ci sono ‘due Sicilie’, quella orientale con bacini alimentati e piogge copiose, quella occidentale ‘sorvegliata speciale’, l’Agrigentino, soprattutto, in condizioni di criticità e poi Nisseno e Palermitano.
Ecco la mappa dell’emergenza e le iniziative in campo nell’intervista al capo della protezione civile Salvo Cocina, che coordina la cabina di regia.
Siccità, adesso possiamo parlare di ‘due Sicilie’?
“La situazione sta notevolmente migliorando man mano che finalmente “entra la stagione piovosa”, le precipitazioni hanno ripreso la consistenza delle medie storiche annuali, ma questa media è sbilanciata, sulla Sicilia orientale piove molto di più che su quella occidentale. Nella Sicilia orientale le piogge hanno prodotto anche gravi danni. Mentre alcuni bacini, come l’Ancipa, sono ai livelli prossimi al riempimento e comunque hanno ripreso, o raddoppiato, i volumi dell’anno scorso, quelli della Sicilia occidentale sono mediamente a meno di un terzo del massimo e non hanno ancora raggiunto i volumi del 2024″.
Ci sono invasi del Palermitano e dell’Agrigentino, per esempio, che si trovano in una situazione peggiore di un anno fa?
“Sì, perché non ci sono state piogge consistenti e pur riducendo i prelievi l’invaso ha perso volumi idrici, anche per la forte evaporazione dovuta alle alte temperature estive”.
Qual è la mappa delle criticità?
“Diga Castello, che serve Agrigento, è inferiore ai livelli dell’anno scorso ed è al 30% del volume massimo. Fanaco, dalla quale dipendono Agrigento e Caltanissetta, ha ripreso i volumi dell’anno scorso, ma che erano già bassi, siamo a circa al 15% del massimo autorizzato. Garcia, che serve Trapani e Agrigento e in misura minore Palermo, ancora non ha ripreso i volumi dell’anno scorso ed è a circa il 25% del massimo”.
E nel Palermitano?
“Invaso di Piana degli Albanesi, anch’esso è in deficit, non ha ripreso i volumi dell’anno scorso ed è a circa al 30% del massimo. Poma non ha ripreso i volumi dello scorso anno ed è al 30% della capienza. Rosamarina è in deficit rispetto al 2024 ed è a circa al 20% della capienza. Sono dati aggiornati al 10 febbraio”.
Cosa vogliono dire questi dati?
“Che la distribuzione di piogge in Sicilia è irregolare, la stagione piovosa finalmente è nel vivo. È una situazione critica di deficit idrico, quella della Sicilia Occidentale, ma aspettiamo altre piogge ritenendo che si possano ristabilire discreti livelli degli invasi. La media storica delle precipitazioni sull’intero territorio è stata ristabilita con i temporali di questi mesi, ma il maltempo comporta eventi estremi localizzati. Se queste precipitazioni fossero state spalmate omogeneamente su tutta la Sicilia, avremmo avuto benefici notevoli”.
Nell’immediato non ci saranno misure di razionamento ulteriori nel Palermitano?
“No, non ritengo che ci saranno restrizioni, però l’emergenza continua, in quelle aree più vulnerabili in cui era stata dichiarata. Enna e Caltanissetta vanno meglio, ma resta pesante su Agrigento. Emergenza pure mitigata nel Trapanese. L’area palermitana è sorvegliata speciale, come tutto l’occidente. L’emergenza non è finita”.
Cosa ci vuole per uscire dalla crisi?
“Una buona stagione piovosa che faccia accumulare una quantità d’acqua sufficiente per tutto l’anno e per resistere a una crisi di un ulteriore anno in un stagione secca come il 2024. Gli invasi partono da una situazioni di forte deficit”.
E l’agricoltura?
“Gran parte delle riserve irrigue si sono ricostituite nella Sicilia orientale, ma la situazione resta comunque critica in quella occidentale”.
A che punto è il piano delle misure di protezione civile?
“In forte avanzamento, abbiamo avuto ulteriori somme fino a dicembre e finanziato nuovi interventi. A maggio 2024, 20 milioni dalla protezione civile nazionale, 28 milioni a dicembre, altri 80 milioni dalla Regione in tre tranche da luglio a novembre. Abbiamo individuato con la cabina gli regia gli interventi più efficaci e rapidi e sono stati realizzati tramite i gestori dei servizi e alcuni Comuni. Abbiano recuperato migliaia di lt/sec di acqua cha hanno aiutato a superare le crisi e il piano è tutto cantierato. Nella seconda fase stiamo puntando molto sull’efficientamento dei grandi adduttori delle reti e sulla riparazione delle perdite. Inoltre, si sta procedendo anche con il rifacimento delle reti idriche interne di Agrigento e di Caltanissetta, che perdono circa il 50% del volume immesso”.
A che punto è la partita dei dissalatori?
“Sono partite le conferenze dei servizi per l’approvazione dei progetti e entro giugno/luglio avremo i primi tre moduli da 100 litri al secondo a Gela, Porto Empedocle e Trapani e a fine anno ulteriori 200 litri al secondo. Tutto finanziato con fondi nazionali. Abbiamo poi programmato due nuovi dissalatori a Est e Ovest di Palermo per circa 800 lt/sec in finanza di progetto”.
Ci sono ancora numerose criticità nel settore delle dighe
“Ci sono problemi strutturali sui cui sono in corso progettazioni, ma si tratta di interventi lunghi e costosissimi per diverse centinaia di milioni di euro. Abbiamo rilevato, con l’assessore all’Agricoltura, che in questa emergenza diverse dighe avevano le traverse di captazione dell’acqua ostruite e non riuscivano a convogliare il prezioso liquido. Gli interventi più rapidi sono stati fatti subito, quelli più consistenti devono essere progettati e appaltati, ma diversi cantieri sono in corso o ultimati”.
Persiste il problema della capienza e della sicurezza strutturale degli invasi
“Rimando a quanto detto prima, il dipartimento Acqua e Rifiuti ha in corso numerose progettazioni, ma si tratta di appalti complessi e interventi lunghi e costosissimi per diverse centinai di milioni di euro e non sono di aiuto immediato all’emergenza, ma sono una soluzione strutturale”.
E c’è il caso della diga Trinità: cosa sta accadendo?
“Sono stato appena incaricato per una solzuzione in emergenza. Stiamo facendo, tramite un consulente specializzato, una nuova verifica statica e sismica di sicurezza della diga per tentare di evitare il fuori esercizio disposto dal Ministero. Sono arrivati calcoli poco rassicuranti dal dipartimento Acque e rifiuti e il ministero ha dichiarato il fuori esercizio. Ma la diga consente la sopravvivenza in estate di 5mila ettari di vigneti. Lo sforzo in atto è di rivedere questi calcoli di sicurezza, per capire se ci sono margini anche facendo interventi di somma urgenza al fine di salvaguardare più acqua possibile e scongiurare la chiusura”.
Le prossime mosse quali saranno?
“Dopo le fasi 1 e 2 degli interventi emergenziali di ricerca e attivazione di nuovi pozzi e sorgenti, di riduzione dei prelievi e delle turnazioni, di riparazione e di medio termine di realizzazione dei dissalatori, traverse e altri pozzi, abbiano da tempo valutato la fase 3, cioè interventi strategici di messa in sicurezza del sistema idrico. Intanto nei prossimi giorni la cabina di regia, cha ha quasi raggiunto 100 riunioni, valuterà gli scenari degli invasi e programmerà i prelievi della prossima stagione con forte attenzione soprattutto in alcune province per prevenire ulteriori crisi”.
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