Evade per salvare l’onore del cane | “Giudice, era diventata signorina!”

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12 Settembre 2014, 06:15

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PALERMO – “Signor giudice, la cagnetta era diventata signorina, non potevo lasciarla andare via”. L’imputato era davvero preoccupato oppure si è solo servito dell’aninale per coprire una sua magagna? Resterà il dubbio, ma poco importa. Quel che conta è che G.M., 40 anni, si è beccato una condanna per evasione dagli arresti domiciliari. Otto mesi, inflitti dal giudice Claudia Rosini, che si sommano ai tre anni che stava già scontando per rapina agli arresti in casa. La casa del fattaccio.

Alcuni mesi fa i carabinieri bussano al citofono per un controllo di routine. Del pregiudicato non c’è traccia nell’appartamento del rione Brancaccio. Iniziano le ricerche dell’evaso che nel tardo pomeriggio ritorna trafelato. Recita il mea culpa. Non aveva mica voglia di evadere. Era solo preoccupato per il suo yorkshire. La cagnetta era diventata “signorina” e il padrone non voleva correre il rischio che qualche maschio – e per giunta bastardino – la ingravidasse. E così disse di non avere avuto altra scelta che violare l’obbligo degli arresti domiciliari. Tutta colpa della distrazione di sua moglie e della figlia, uscite di casa lasciando la porta socchiusa. Un attimo dopo l’animale era già scappato per le scale.

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Tutto è bene quel che finisce bene. L’imputato è tornato con la cagnetta in braccio. Sana, salva e soprattutto illibata. Se era davvero questo la ragione della momentanea evasione, gli otto mesi di carcere rischiano davvero di passare in secondo piano.

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12 Settembre 2014, 06:15

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