Ex consiglieri sulla graticola |Scatta il ricorso in appello

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07 Luglio 2015, 10:50

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CATANIA – Non è ancora detta l’ultima parola. Finiscono di nuovo davanti ai giudici contabili di Palermo i componenti del Consiglio provinciale etneo. La partita è sempre quella dei rimborsi ai gruppi d’aula. Dopo l’inattesa assoluzione in plenum per tutti i coinvolti, resa nota il 23 aprile 2015, si aggiunge un nuovo capitolo a una querelle partita nell’ottobre del 2012 con le indagini effettuate dal nucleo della polizia tributaria della Guardia di Finanza. Esultanza smorzata, e non solo quella, dunque per gli ex titolari di Palazzo Minoriti. “Anche qualche giornalista rampante dovrebbe chiedere scusa per le allusioni e i maldestri titoli fatti lungo tutta la vicenda”, fu lo sfogo al vetriolo dell’orlandiano Gino Porrovecchio.

Tutto da capo, insomma. La procura regionale della Corte dei Conti ha presentato ricorso in appello. I consiglieri dovranno rispondere – e per l’ennesima volta – della cifra complessiva di 384mila euro in favore di quella Provincia regionale di Catania che nel frattempo è divenuta Libero Consorzio per volontà del Presidente della Regione Rosario Crocetta. In altri termini, la tesi del procuratore Giuseppe Aloisio è che le spese rimborsate negli anni 2011 e 2011 riguardanti manifesti, opuscoli, t-shirt, ma anche convegni, sagre, acquisti di spazi pubblicitari e viaggi per le missioni degli stessi consiglieri siano connotate da “irrazionalità” e quindi da ritenere come non istituzionali.

Ed è proprio sulla valutazione circa l’istituzionalità, e quindi l’opportunità, dell’azione dei consiglieri che scatta la polemica tra togati. “La procura appellante – si legge nella citazione in giudizio – osserva come, a fronte di una pronuncia caratterizzata da un’architettura stilistica assai elaborata, la sezione giudicante non abbia espresso una convincente linea motivazionale, comprimendo le contestazioni dell’accusa in un perimetro non compatibile con le argomentazioni formulate con l’atto di citazione”. Non a caso, nella sentenza di assoluzione gli organi giudicanti specificarono come non fosse quella la sede idonea a inoltrarsi “nell’opportunità” delle somme spese. Affermando, inoltre, che gli stessi rimborsi “non appaiono esulare dall’alveo del normativamente consentito. Ciò esclude la configurabilità di una condotta antigiuridica”.

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Lo specifico delle contestazioni. Alfia Abbadessa dovrà comparire per la cifra di 5.455 euro; Consolato Aiosa, 9.183,70; Bendetto Anfuso, 3.552,48; Alfio Barbagallo, 8.666; Ernesto Calogero, 5.956; Gianluca Cannavò, 37.177,33; Francesco Cardillo, 12.198; Giuseppe Castiglione, 10.504; Aldo Catania, 15.518; Rocco Cristofaro, 7.980; Sebastiano Cutuli, 6.774; Vincenzo D’Agata, 6.900; Antonio Danubio, 8.096; Vanessa D’Arrigo, 13.500; Matteo Di Mauro, 8.164,70; Gaetano Di Stefano, 8.325; Giuseppe Furnari, 8.686; Filippo Gagliano, 1.776; Giuseppe Galletta, 14.241; Domenico Galvagno, 7.158,55; Carmelo Giuffrida, 7.130,80; Sergio Gruttadauria, 12.796; Francesco Laudani, 6.712,57; Giovanni Leonardi, 20.037; Marco Luca, 10.123; Valerio Marletta, 3.923; Giuseppe Mistretta, 6.513, 50; Antonio Musumeci, 8.313; Edmondo Pappalardo, 8.210; Nunzio Parrinello, 11.471; Salvatore Patané, 3.785; Santo Primavera, 16.979; Antonio Rizzo, 6.230; Antonio Sinatra, 8.014; Carmelo Sgroi, 3.800; Raffaele Strano, 9.240; Maurizio Tagliaferro, 2.927; Antonio Tomarchio, 4.326; Salvatore Tomarchio, 10.594; Salvatore Valenti, 8.094; Raffaele Vanella, 6.826; Giuseppe Zitelli, 8.316.

Era già fuori dall’inchiesta il consigliere Santo Trovato, di recente uscito sconfitto nel ballottaggio per la poltrona di primo cittadino a San Giovanni la Punta,  che lungo la fase preprocessuale aveva già provveduto a ripianare i 7.601 euro di danno contestato. Nessun addebito invece per Claudio Milazzo. La spesa di 879,36 euro da lui effettuata era stata già riconosciuta come istituzionale.

 

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07 Luglio 2015, 10:50

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