Falcidia, vent’anni di calvario per Vincenzo Morici |Due assoluzioni e un delitto ancora irrisolto

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04 Giugno 2013, 07:00

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CATANIA – Ieri notte, forse, Vincenzo Morici non ha avuto incubi. Per la prima volta dopo mesi, anzi anni, il chirurgo avrà dormito senza il pensiero di una sentenza che poteva trascinarlo via dalla sua casa e aprire le porte di una cella. Intorno alle 19, invece, ieri il presidente della prima sezione della Corte d’Appello di Catania, Luigi Russo, ha pronunciato le parole che hanno liberato il cuore del marito di Antonella Falcidia dalla morsa che lo stringeva dal marzo del 2007, quando un paio di manette scattarono ai suoi polsi. L’accusa era di omicidio, per la procura di Catania erano state le sue mani ad aver attinto 23 coltellate alla professoressa Falcidia la sera di quel tragico giorno del 1993. Il giorno del lutto, in Via Rosso di San Secondo.

Assolto. La sentenza di secondo grado ha confermato quella del Gup nel rito abbreviato. “E’ stato per me un calvario – è stato lo sfogo di Morici ai microfoni dei giornalisti ieri sera – per il mio lavoro e per la mia famiglia, ed era fondamentale questa sentenza. Siamo contenti che è stata confermata e non poteva essere diversamente. Eravamo sereni”. Serenità che vuol dire non aver perso fiducia nella giustizia, nell’operato della magistratura. Nonostante tutto, nonostante un processo iniziato ancor prima che nelle aule di un tribunale, nei giornali e nei telegiornali, da quando il procuratore aggiunto Renato Papa convoca una conferenza stampa per annunciare che il delitto Falcidia aveva finalmente il nome dell’omicida. E l’assassino era Vincenzo Morici. 25 giorni di carcere, 25 notti dietro le sbarre: il primario di chirurgia dell’Ospedale di Taormina in quelle 25 aurore e in quei 25 tramonti alcune volte si è lasciato andare allo sconforto, pensando che avrebbe dovuto stringere le grate di una cella per molti anni. 30 anni secondo l’accusa, ma per la seconda volta è arrivata un’assoluzione.

“Non ho mai pensato che questa sentenza potesse essere diversa – commenta ancora Morici davanti ai flash dei fotografi – Assolutamente, io ero copertissimo dai miei avvocati e dai miei periti che sono stati fantastici e hanno vinto tutte le battaglie, punto per punto hanno saputo rispondere e dimostrare la mia innocenza”. Gli avvocati Enzo e Enrico Trantino, e Carmelo Galati hanno smantellato il quadro accusatorio presentato e ribadito in sede di requisitoria dal Pg Domenico Platania. Il taglio dalla precisione “chirurgica” alla carotide, la scritta Enz sul divano e la mancanza di segni di effrazione alla porta. E il movente? Antonella Falcidia avrebbe scoperto che il marito la tradiva e sarebbe scoppiata una lite finita in un corpo martoriato da 23 coltellate morto agonizzante ai piedi di un divano. Ancora una volta gli elementi probatori non hanno convinto la Corte che dopo ore e ore in camera di consiglio ha accolto le richieste della difesa. Vincenzo Morici è stato assolto. Non è stata pronunciata la parola innocente, i giudici hanno confermato la sentenza di primo grado.

L’avvocato Enzo Trantino ha commentato: “La soddisfazione è impari all’attesa logorante che c’è stata. L’importante è che l’abbiamo vissuta convinti, non affettivamente ma laicamente convinti, dell’assoluta innocenza del professore Morici. Dal momento che c’è stata questa sentenza che confermava le nostre deduzioni, non è che noi siamo soddisfatti per la superbia del riscontro, siamo soddisfatti perché basta sapere attendere quando ci sono i giudici all’altezza del compito. E – chiosa – avvengono le buone sentenze”.

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Una foto della coppia Morici Falcidia

E’ uscito dall’aula di tribunale sollevato, ma sul viso di Vincenzo Morici si leggeva l’ombra delle sofferenze inflitte da vent’anni di ipotesi, interrogativi e accuse. Gli occhi velati, il tono della voce mite, un uomo diverso da quello ritratto insieme alla moglie: uno scatto in bianco e nero che ha immortalato uno dei momenti felici della coppia Morici Falcidia. Tempi lontani, due decenni sono passati e oggi, Vincenzo Morici, dopo la seconda assoluzione, non ha più la forza per commuoversi. “Non è il momento di decidere se chiedere o no un risarcimento allo Stato – ha dichiarato ieri il chirurgo – Decideremo. Mi aiuteranno i miei avvocati a decidere”. Morici è concentrato su altro. Il medico spera di poter tornare a sorridere insieme a suo figlio e alla sua compagna. Un nuovo inizio per la sua famiglia, anche se quella di ieri potrebbe essere solo la fine di un capitolo, e non quella del libro. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni e la procura generale potrebbe decidere di ricorrere in Cassazione. E questo per Morici significherebbe ripiombare nel calvario dell’attesa, delle aule di tribunale, appeso al filo del giudizio della Suprema Corte, ancora una volta la sua vita legata ad una parola: assoluzione per la libertà, condanna per la prigionia.

Intanto, però, il delitto Falcidia resta uno dei tanti casi italiani irrisolti. “A questo punto il delitto di mia moglie resta senza un colpevole – è la ferma posizione del chirurgo – ma noi non ci fermeremo e aspettiamo il dispositivo di sentenza per decidere i passi successivi. Per me e mio figlio non finisce qui”. Morici non vuole arrendersi, sulla lapide di Antonella Falcidia vuole scrivere “Giustizia è fatta”.

 

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04 Giugno 2013, 07:00

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