Favori, affitti e potere |Le intercettazioni di Massimo Rosso

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18 Marzo 2018, 17:50

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CATANIA – “Io ti sto facendo una cosa grossa…tu me la stai facendo pure a me”. Così l’imprenditore “Tonino” Deodati si rivolge al Ragioniere generale del Comune di Catania Massimo Rosso (accusato di corruzione per atti contrari ai dovere d’ufficio e sospeso per un anno dai pubblici uffici). E di “cose grosse” secondo gli inquirenti ce ne sarebbero state in ballo parecchie. In via Degli Embrici a Roma gli inquirenti trovano un primo tassello del puzzle accusatorio: l’appartamento abitato dalle due figlie di Rosso.  Da qui gli inquirenti riannodano i fili che li conducono a svelare un sistema di relazioni reciprocamente vantaggiose. I Settecento euro di affitto per l’abitazione sarebbero stati pagati direttamente da “Tonino” Deodati.

Ma i favori, di norma, si restituiscono: do ut des. Secondo gli inquirenti, Rosso si sarebbe infatti “attivato per consentire pagamenti a favore del Consorzio Seneco con tempistiche e modalità del tutto vantaggiose per la parte privata”.

“E’ indubbio – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare- che l’indagato Massimo Rosso rientra nel novero dei soggetti stabilmente a disposizione del Deodati, ciò a fronte dell’accertata remunerazione nel suo caso realizzatasi tramite il pagamento del canone di affitto delle abitazioni occupate dalle figlie a Roma e l’assunzione dei rispettivi fidanzati alle dipendenze di società allo stesso Deodati riconducibili”.

Ma torniamo all’appartamento romano occupato dalle due universitarie che ritorna più volte nelle intercettazioni.  Ne parla anche Antonio Natoli, uomo di fiducia e “longa manus” dell’imprenditore. Il fedelissimo di Deodati conversa con altre due persone facendo pure qualche calcolo in termini di costi e benefici basato sulla durata degli studi universitari delle figlie del super dirigente Rosso.

“…minchia non gli ha chiesto niente, i figli ‘dà, a casa, minchia non gli ha chiesto niente…è un coglione”

– “…gliel’ho detto”

– “…perché se fai la somma…”

– “…Tony, Tony gli ho detto, ma quanto tempo pensi che durerà sta casa?”

– “…infatti, infatti,”

– “…questo fino a quando si laurea”

– “…6 anni 7 anni dà”

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– “…una casa docu”

– “…800 euro o mise”

–“…quanto? na casa ave, na stanza 800 euro”

– “…chi ce la sta pagando?” – “…ce la sta pagando iddu”

– “ …iddu Tonino”

– “…e non sono 20000 euro l’anno?”

– “…infatti, infatti”

– “…moltiplica il numero di anni, moltiplica il numero di anni, già un anno è passato, già un anno completo lo fice”.

 

I riscontri degli inquirenti partono proprio da questa conversazione e arrivano a individuare l’appartamento, tassello fondamentale per scoperchiare il vaso di Pandora.  Infatti, in questa storia la casa non è l’unica contropartita messa sul piatto per ottenere le presunte “condotte illecite”. Dalle conversazioni intercettate emergerebbe anche l’assunzione del fidanzato di una delle figlie del dirigente comunale all’isola ecologica. Ne parlano Natoli e l’imprenditore. Poi Deodati lo ricorda anche a Rosso. “Io ti sto facendo una cosa grossa…tu me la stati facendo pure a me”: un’assunzione a tempo indeterminato presso il consorzio Seneco. Anzi, una doppia assunzione: anche il fidanzato dell’altra figlia pochi mesi dopo sarebbe entrato nel mondo del lavoro. Alla Seneco.

 

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18 Marzo 2018, 17:50

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