PALERMO – L’ultimo caso in Sicilia risale soltanto a pochi giorni fa. A Castelvetrano, in provincia di Trapani, Mary Bonanno, 50 anni, è stata uccisa dal marito che si è poi tolta la vita. La terribile lista di femminicidi in Italia continua ad allungarsi: nel 2025 sono già ventuno, di cui sei solo nei primi due mesi dell’anno.
Un elenco dell’orrore in cui ci sono donne di tutte le età, comprese Sara Campanella, la studentessa 24enne di Misilmeri uccisa da un collega universitario a Messina e Laura Papadia, di Palermo: la sua vita è stata spezzata a 37 anni nell’appartamento in cui viveva con il marito a Spoleto. A ottobre un’altra siciliana è uccisa da chi diceva di amarla. Patrizia Russo, originaria di Agrigento, lavorava a Solero, in provincia di Alessandria. Il marito l’ha accoltellata a morte.
L’emergenza
Storie che accendono ancora una volta i riflettori su quella che è ormai diventata un’emergenza a livello nazionale e, di conseguenza, sulla necessità di denunciare tempestivamente, sin dai primi segnali. Spesso, infatti, ad anticipare la violenza fisica è quella psicologica.
Proprio come è successo a una ragazza di 19 anni a Palermo, vittima di cyberbullismo e di revenge porn da parte dell’ex fidanzato. Si è fatta coraggio e si è ribellata, trovando assistenza e protezione. Come lei, altre donne di ogni età piombate nell’incubo della sopraffazione e della violenza, si sono rivolte allo sportello Diana che si trova all’interno del Tribunale di Palermo.
Lo sportello antiviolenza Diana a Palermo
Psicologi, avvocati, medici, assistenti sociali e mediatori familiari sono pronti ad assistere su tutti i fronti chi decide di affrontare la paura e uscire dall’inferno. Si tratta di professionisti che collaborano con l’associazione Co.Tu.Le.Vi, che ha iniziato la propria attività nel 2008 a Trapani. Da allora il numero di sportelli presenti in Sicilia è aumentato, creando una rete che abbraccia nove province in tutta l’Isola. Sono attivi punti d’ascolto anche nel Lazio, a Reggio Calabria e in Sardegna.
A Palermo lo sportello ha aperto le porte nel 2023: “Insieme alla presidente Aurora Ranno e l’avvocato Giada Traina – spjega l’avvocato Cinzia Manzella – abbiamo aiutato donne in condizioni disperate, da quella sposata, alla convivente che finalmente decide di lasciare la casa in cui subisce le violenza, ma non sa poi cosa fare. Con noi ci sono anche la coordinatrice Emanuela Re, la criminologa Aurora Prestianni, la psicologa Maria Rita Li Chiavi e l’assistente sociale Rosa Maria Romeo, insieme alle volontarie del servizio civile.

Il nostro compito è di accompagnarle passo dopo passo, nel percorso che possa garantire loro sicurezza. Viene quindi denunciato il caso e nel giro di poche ore troviamo una casa rifugio, tra quelle con cui abbiamo stretto un protocollo di intesa. A quel punto viene nominato un avvocato e la donna può essere accompagnata nella struttura”.
“Partire dalle scuole”
Una delle attività più importanti dell’associazione si svolge direttamente nelle scuole: “E’ lì che parte la nostra opera di sensibilizzazione, perché l’età dei soggetti coinvolti nei casi di violenza si abbassa, purtroppo, sempre di più”. Per questo è anche stata attivata una rete di sportelli di supporto in ambito scolastico in ben quindici istituti siciliani. La lista è consultabile sul sito dell’associazione.
“E’ un modo per raggiungere direttamente i ragazzi – spiega l’avvocato Manzella – che devono sapere di avere qualcuno a disposizione, in ogni momento, in grado di aiutarli e sostenerli. Invitiamo chi è vittima di violenza a chiedere aiuto subito, di parlarne immediatamente in famiglia. Bisogna cercare supporto, fare rete per riconoscere e prevenire, con l’obiettivo di promuovere la cultura del rispetto”.
Come intervenire?
Ma come è possibile arginare un fenomeno che sembra non conoscere tregua? Come lavorare sulla prevenzione? Tra le azioni da intraprendere, come spiega l’avvocato Manzella, c’è l’educazione affettiva e sessuale. “E’ fondamentale per riconoscere le relazioni sane e rispettare i confini del ‘no’. Bisogna puntare anche sulla sensibilizzazione sulla violenza di genere, parlarne liberamente, spiegandone le diverse forme e le conseguenze nella vita delle persone”.
Supporto psicologico e orientamento ai servizi
“E’ essenziale poi offrire un supporto psicologico ai giovani che subiscono violenze o le hanno vissute tramite familiari o amici. Hanno bisogno di un ambiente sicuro per esprimere i propri sentimenti e sentirsi tutelati, così come è importante l’orientamento ai servizi. I ragazzi devono conoscere l’esistenza dei centri sociali, degli sportelli anti violenza e di tutti gli altri punti di riferimento che possono dar loro aiuto e sostegno. Invitiamo nel frattempo a parlare subito con gli amici, i familiari, gli insegnanti. Ripeto, fare rete può salvare una vita”.
Coinvolgimento attivo e comunicazione
“Serve poi un coinvolgimento attivo, ovvero incoraggiare i giovani a partecipare attivamente alla lotta contro al violenza di genere, dalle campagne di sensibilizzazione alle iniziative di volontariato, in modo da sentirsi parte di un cambiamento. Non dimentichiamo, inoltre, il ruolo e il potere della comunicazione. Bisogna adeguarsi al linguaggio dei giovani, entrare nel loro mondo. Gli adulti devono riuscire a spiegare la gravità della violenza di genere e l’importanza di denunciarla. Promuovere quindi il dialogo aperto”.
I segnali da non sottovalutare
E infine, ci sono i “sintomi” che nella maggior parte dei casi rappresentano un chiaro segnale della spirale di violenza a cui si sta andando incontro. “E’ necessario insegnare a riconoscere una relazione disfunzionale, o a rischio – aggiunge Manzella – in modo da intervenire in modo tempestivo. Al primo schiaffo, al primo segnale di sopraffazione, bisogna denunciare. Ma non bisogna sottovalutare la violenza verbale, sia quella in presenza che tramite messaggi, video”.
“Frequentemente si verificano persecuzioni, telefonate, appostamenti sotto casa o nei luoghi di lavoro, ma anche inseguimenti in auto. Quando la vita della vittima comincia a subire limitazioni o pressioni del genere, è già il caso di chiedere aiuto”. La lotta alla violenza passa anche dal coraggio delle donne: evitare l’isolamento, superare la paura o la vergogna, per non piombare nell’inferno. “Siamo qui per loro – conclude l’avvocato – per sostenerle da ogni punto di vista e permettere loro di uscire dall’incubo“. Lo sportello Diana è aperto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e il martedì e giovedì dalle 15.30 alle 17.30”.