04 Luglio 2018, 19:32
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Maestro, come sarà il tuo Festino?
“Eeeeeh, troppo volete sapere. Curiosi siete”.
Lo sguardo di Lollo Franco, sopra un impervio sentiero di rughe, somiglia a un palcoscenico di ombre, come accade per tutti. Ma, nel guizzo di un magnifico teatrante, le figure in fondo agli occhi si inchinano, parlano e ascoltano.
La scena, intorno alla scena, è il parco di Villa Pantelleria, qui dove batte il cuore scoperto della scuola di teatro dedicata a Malvina, figlia amatissima e perduta. Lollo Franco cammina sul ghiaino come se galleggiasse in qualche avventurata trama di passioni, veleni e amori. Potrebbe essere Amleto, non più fanciullo, in una pausa dell’infinito duello con Laerte; o Ulisse coperto di sale che torna a casa, nudo di dolore e di vendette, finalmente riconciliato con la sua odissea; o Sandokan al culmine di tutti gli arrembaggi, con un kriss malese nella mano sinistra e l’immaginetta della Santuzza nella destra.
E’ Lollo Franco, uomo di sogni e tormenti, macchina di miti popolari, padre ferito, mutilato in profondità, direttore artistico del Festino, con Letizia Battaglia, evento di cui si narra qui, ma senza esagerare. La scaramanzia rappresenta sempre il porto più sicuro di ogni navigazione.
Allora, maestro, come sarà il tuo nuovo Festino?
“Sarà la festa dei palermitani per i palermitani, del popolo e per il popolo. Il Festino è partecipazione, io voglio realizzare quello che vivevo quando ero bambino. C’è una grande squadra, un gruppo pronto a realizzare un importante spettacolo popolare, che non è un’offesa. Popolare era Shakespeare, tanto per dire… Ci sono gli artisti catalani de ‘La Fura dels Baus’, un portento, un biglietto da visita internazionale”.
E c’è Letizia Battaglia…
“Mi ha scattato le prime foto in bianco e nero da attore. Una donna forte. Una ventata di cultura e felicità. Con lei, vuoi mettere?, basta una fotografia per risolvere la situazione. Parliamo della storia di una città. Qualcuno, magari, dovrebbe riflettere”.
Dall’assegnazione al fatidico giorno di luglio. Meno di tre settimane per mettere in piedi lo show. Come si fa?
“Se non hai l’esperienza giusta non ce la puoi fare. Lo dico con il massimo rispetto e senza polemica. Io vengo da tre anni di lavoro. So come muovermi”.
Da quando pensi a questo Festino?
“Da quando abbiamo finito l’altro, dal minuto dopo. Sono concentratissimo. Non ho mai tradito Palermo”.
E ci sarà il tradizionale Festinello, la devozione di piazza Monte di Pietà, dove c’è la più antica edicola votiva dedicata alla Santuzza. Correva l’anno di grazia 1625.
“Saranno i detenuti dell’Ucciardone che seguo da anni ad animare il sentimento religioso di quei luoghi. Ci sarà la mia Rosalia, una piccola allieva di undici anni della scuola ‘Malvina Franco’. Del resto, il tema, quest’anno, è proprio ‘Palermo bambina’. Lo mettemmo in piazza anche quarant’anni fa il Festinello. C’erano Gigi Burruano, Giorgio Li Bassi, Tony Sperandeo, Giacomo Civiletti…”.
La nazionale artistica della Palermo che fu. Perché non ce n’è mai stata un’altra così, sebbene i talenti non manchino?
“Perché agli attori di oggi, lo dico ancora una volta con rispetto e senza polemica, manca il rigore. Studiano poco. Noi studiavamo. Certo, con la birra sotto il tavolo”.
Chi era Gigi Burruano per te?
“La mia eccezione”.
In che senso?
“Sul palco amo surclassare. Con lui non ci sono mai riuscito. Lo proteggevo, lo coccolavo. Un compagno indimenticabile, un vero amico”.
E Giorgio Li Bassi?
“Giorgio era la lingua palermitana. Inarrivabile”.
Chi sarà l’erede di Lollo Franco?
“Mio figlio Nicola, credo. Anzi, sì, ne sono sicuro”.
Cuore di padre?
“No, ha respirato l’aria di casa, ha lavorato duro, ha imparato. E’ pronto ormai”.
Qualcuno, sul tuo profilo facebook, ha scritto che tu sei il volto di Palermo. E forse è davvero così, nel bene e nel male.
“E io ho ringraziato. Mi sforzo di essere un volto riflessivo e severo, soprattutto con me stesso. Progetto, penso, studio. Non mi fermo mai”.
Qualcuno, di tanto in tanto, ti iscrive in questo o in quel cerchio magico.
“Lo so. Ma quello che ho conquistato, l’ho avuto grazie al mio lavoro. Da quattro anni, per fare un esempio, insegno teatro all’Ucciardone, nel pomeriggio. E non ho mai preso una lira. Ecco chi è Lollo Franco, un volontario. Però, Palermo è così. Io, comunque, amo essere invidiato.
Palermo è così? Com’è Palermo?
“La verità è che molte eccellenze devono ancora venire fuori e conoscere la giusta valorizzazione. Il sottoscritto non ha mai avuto un incarico. Forse, sarebbe ora”.
Chi devi ringraziare oltre te stesso e coloro che ti seguono con affetto?
“Mia moglie e mio figlio che mi hanno sostenuto e mi hanno aiutato ad andare avanti. E i momenti difficili non sono davvero mancati”.
La bellissima ragazza ritratta nel tuo telefonino è Malvina?
“Sì”.
Ricordi? Ci siamo visti nella stessa stanza di Villa Pantelleria parecchi anni fa. Lei, tua figlia Malvina, se n’era andata da poco, tu raccontavi il dolore.
“Ricordo. Come potrei dimenticare?”.
La vedo passare, adesso, nei tuoi occhi. Un’ombra aggraziata che si inchina e si allontana.
“Mia figlia è sempre con me”
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04 Luglio 2018, 19:32