11 Maggio 2011, 15:34
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Andava in giro in bicicletta con una copia della Bibbia in mano. Oppure si appartava per ripetere, in tono raccolto, i versetti della Sacre Scritture. Stefano Lo Verso negli ultimi tempi aveva abbracciato la fede. Ed è stata la fede, così ha detto, ha convincerlo che era giunto il momento di scegliere una vita diversa. Si è pentito. Avrebbe voluto che la moglie e i figli lo seguissero nella sua scelta. Ed invece hanno rifiutato la protezione dei carabinieri della compagnia di Ficarazzi e del comando provinciale di Palermo. Così come hanno spedito al mittente la proposta di trasferimento nella località protetta dove da alcuni giorni si trova il padre. Vogliono restare in paese e continuare a lavorare. Una crisi mistica, dunque, avrebbe spinto il nuovo pentito Stefano Lo Verso a collaborare con la giustizia. Le sue dichiarazioni sono al vaglio di magistrati e carabinieri che ne dovranno verificare l’attendibilità. La genuinità della sua passione religiosa resterà cosa privata.
Di cose da raccontare il neo pentito ne ha parecchie. E’ stato reggente della cosca di Ficarazzi. Più che un paese si tratta di un popoloso prolungamento della città di Palermo. Il suo spessore lo si misura anche nel compito che gli hanno assegnato. Fra il 2003 e il 2005 si è occupato della latitanza di Bernardo Provenzano. Del capo di Cosa nostra racconta le passeggiate, prima dell’arresto. Il padrino girava indisturbato per le strade di Ficarazzi, Villabate e Bagheria forte del fatto che di lui si conosceva il volto ritratto da una vecchia fotografia. Nessuno avrebbe potuto riconoscerlo. Lo Verso parla di vecchi e nuovi equilibri di una fetta di provincia palermitana. Ha fornito una lista di personaggi su cui sono partiti gli accertamenti. Servono riscontri. Le prime dichiarazioni sono state depositate questa mattina in corte d’appello, dove lo stesso Lo Verso è imputato per detenzione di un’arma assieme a un suo ex complice, Giuseppe Comparetto.
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11 Maggio 2011, 15:34