24 Dicembre 2024, 02:23
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PALERMO – Una sospensione di quasi quattro ore con i deputati che avevano già lasciato Palazzo dei Normanni richiamati in un’aula semideserta, dove sono emerse le spaccature nella maggioranza evidenziate poi dalle opposizioni. Nella notte che avrebbe potuto segnare l’accelerazione definitiva per l’ok alla Finanziaria, all’Ars succede di tutto e se non dovesse ritornare il sereno tornerebbe concreto il rischio dell’esercizio provvisorio.
La maggioranza, rimasta solida fino a quel punto, salta su un emendamento del Pd che non ha ricadute pesanti sulla manovra. Il 34 a 33 con cui passa la proposta della deputata Ersilia Saverino, tuttavia, finisce per mandare in tilt i delicati equilibri interni del centrodestra. Ci va di mezzo anche il rapporto tra il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, e il presidente della Regione, Renato Schifani, finora sempre ben saldo e adesso ai minimi storici. Il primo sospende l’aula e quando tutto sembra destinato a un rinvio, con alcuni deputati ormai lontani da Palazzo dei Normanni e altri rimasti ma decisamente disorientati per l’assenza di direttive, arriva il dietrofront con la chiamata alla maratona notturna.
Alla ripresa, ben quattro ore dopo l’incidente di percorso, l’Aula però è semivuota. Schifani e l’assessore all’Economia Alessandro Dagnino non ci sono, così come Forza Italia e gran parte della maggioranza. Un segnale evidente da parte del presidente della Regione. Tra Palazzo dei Normanni e Palazzo d’Orleans si sfiora lo scontro istituzionale. Seduti ai banchi del governo restano soltanto gli assessori meloniani e così al vice presidente vicario, Nuccio Di Paola, non resta che rinviare tutto a venerdì 27 dicembre.
Le opposizioni non si lasciano sfuggire l’occasione e mettono in luce quanto accaduto. “Senza il presidente della Regione e senza l’assessore all’Economia il dibattito sulla manovra non può proseguire – scandisce il capogruppo Pd Michele Catanzaro -. Qualcosa di importante è accaduto all’interno del governo e della maggioranza, è ovvio. Noi siamo stati in Aula ad attendere, siamo davanti ad un centrodestra irresponsabile”. In casa Pd parla anche Giovanni Burtone: “Il Parlamento ha diritto di sapere cosa sta accadendo”.
Il presidente dei deputati M5s, Antonio De Luca, si dice “costernato” per le dinamiche che hanno portato alla mancata approvazione della Finanziaria. “Non siamo stati noi dell’opposizione a fare le barricate – sottolinea il parlamentare messinese -, abbiamo assistito a fratture insanabili nella maggioranza. La ragione politica ha prevalso sugli interessi dei siciliani, forse nel centrodestra è iniziata la campagna elettorale”. E ancora: “Hanno tenuto in ostaggio per ore il Parlamento e i dipendenti dell’Ars, rinviando a dopo Natale, sperando in un clima più disteso per evitare lo spettro della gestione provvisoria che, a questo punto, comunque non mi sento di escludere
Di “dinamiche impazzite” parla Cateno De Luca: “Per la prima volta da quando frequento questo palazzo accade qualcosa del genere – aggiunge il leader di Sud chiama Nord -. Noi eravamo qui pronti ad approvare le norme che servono alla Sicilia, ma c’è qualcuno che non guarda con senso di responsabilità a tutto questo e che sta alzando semplicemente il prezzo del suo ricatto. Una maggioranza in balia di ricatti e franchi tiratori. Noi restiamo fedeli agli impegni assunti”. De Luca poi avverte: “Ora il rischio è che alla ripresa dei lavori si ripresentino le stesse dinamiche di ricatto, creando ulteriori problemi”.
Il lunedì a Palazzo dei Normanni era iniziato con un veloce vertice tra il centrodestra e la presidenza dell’Ars. Poco meno di venti minuti per poi rinviare ad una riunione allargata alle opposizioni che si è tenuta nel primo pomeriggio.
A cascata una serie di incontri bilaterali, con Galvagno impegnato in una accelerazione dei lavori. “Riprendiamo l’esame della Finanziaria – sono state le parole pronunciate nel pomeriggio dal presidente dell’Ars incrociando i cronisti nei corridoi di Palazzo Reale -. L’intenzione, in ogni caso, è quella di rispettare la tabella di marcia prevista, e cioè l’approvazione entro il 28 dicembre. Se ci sarà comunque la volontà di chiudere prima, lo faremo”.
Dall’Aula, dopo una miniserie di votazioni a scrutinio segreto senza scossoni per il governo, la sorpresa: l’Esecutivo esprime parere contrario ad un emendamento Pd sull’articolo 11, che crea un fondo di due milioni di euro per l’assessorato alla Famiglia, e il pallottoliere di Sala d’Ercole segna 34 voti a favore della proposta dem, mentre i contrari si fermano a 33.
Quasi inutile la caccia ai franchi tiratori, dal momento che Pd e Cinquestelle insieme contano 22 deputati. Numeri che salgono a 25 con la truppa di Sud chiama Nord. A conti fatti, i parlamentari che hanno votato contro il governo potrebbero essere almeno nove, forse anche di più.
Da un lato l’Aula, dall’altro le trattative sul maxi-emendamento del governo. Il testo circolato quattro giorni fa è ormai acqua passata. L’operazione di scrematura dei temi da inserire nella proposta messa a punto dal governo ha fatto scendere l’elenco di interventi da 36 a poco più di dieci pagine. Non è ancora chiaro se accanto alle misure del governo troveranno posto anche i desiderata dei deputati, che possono contare su una settantina di milioni di euro, o se questi finiranno in un secondo maxi-emendamento di natura parlamentare.
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24 Dicembre 2024, 02:23