Politica

Fondi Fsc, il Pd chiede a Schifani di rinviare la firma al dopo-Europee

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24 Maggio 2024, 14:19

3 min di lettura

PALERMO – Il Pd all’Ars chiede al governatore Renato Schifani di rinviare la firma dell’accordo con lo Stato sulla programmazione dei fondi Fsc a dopo le Europee.

La richiesta, però, non sembra essere stata accolta: Palazzo d’Orleans ha annunciato la firma dell’intesa per lunedì pomeriggio al Teatro Massimo di Palermo.

La richiesta del Pd sui fondi Fsc

“Il presidente Schifani dovrebbe ricordare che era stato stabilito che la presentazione degli interventi da finanziare con il Fondo per lo sviluppo e la coesione si sarebbe dovuta fare all’Assemblea regionale siciliana, di fronte alle forze parlamentari”, dice il capogruppo dem a Palazzo dei Normanni Michele Catanzaro.

“Stile Wanna Marchi…”

“Invece sono stati traditi gli accordi e si sta organizzando una manifestazione elettorale a spese dei cittadini, in pieno ‘stile Wanna Marchi‘”, aggiunge a proposito dell’appuntamento di lunedì tra il presidente della Regione e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni per la firma dell’accordo. L’intesa prevede ben 580 interventi in tutta la Sicilia.

“Una lunga serie di opere e finanziamenti per diversi miliardi di euro – aggiunge Catanzaro – che, guarda caso, verrà presentata a meno di due settimane dal voto per le Europee. Proprio per questo ci rivolgiamo al presidente Schifani: non si renda complice di chi pensa che, pur di avere un voto in più, si possa tradire tutto e tutto, e chieda di rinviare la presentazione Fsc a dopo il voto per le Europee rispettando l’impegno di poterlo fare all’Ars”.

“In questo modo Schifani dimostrerebbe che si tratta davvero di un’azione istituzionale – conclude Catanzaro – e che lui non si presta a fare la spalla di Giorgia Meloni in una televendita elettorale”.

Analoga sottolineatura era arrivata ieri dal Movimento cinque stelle all’Ars, con il capogruppo Antonio De Luca e il presidente della commissione Ue Luigi Sunseri.

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Barbagallo: “Al Massimo una commedia”

Critico il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo: “Un Teatro per mandare in scena una commedia. La firma dell’accordo che sancisce quali progetti sono finanziati con il Fondo di Coesione è un atto dovuto, in forza della legge 162 del 2023”.

E ancora: “Nessun merito quindi a Schifani sulla messa in campo delle risorse che sono destinate per legge alla Sicilia e che anzi hanno subito lo scippo nazionale di quasi 3 miliardi, di cui 1,3 miliardi per un Ponte che gli stessi uffici ministeriali qualificano quale opera non sostenibile ed 800 milioni per i termovalorizzatori imposti ai territori”.

“Una beffa che hanno deciso di mettere in scena a Teatro anziché negli uffici di Palazzo d’Orleans, come dovrebbe essere per la firma di un Accordo bilaterale tra Stato e Regione. Forse perché in tempi elettorali fa comodo avere un folto pubblico”, ha aggiunto Barbagallo.

E infine: “Pubblico che invero non è stato coinvolto in nessuna delle fasi di costruzione dell’Accordo visto che non vi è stata nessuna preventiva concertazione né dentro il Parlamento siciliano, né con le parti sociali. Praticamente, se la cantano e se la suonano”.

Li Calzi: “Solo sommatoria di progetti”

Sulla stessa lunghezza d’onda Cleo Li Calzi, responsabile del dipartimento Pnrr del Pd Sicilia: “La dotazione del Fsc – afferma – serve alla Sicilia, e ai siciliani, per recuperare lo svantaggio competitivo nei confronti del resto d’Italia”.

“Un’importante dotazione che rappresenta il 21% dell’intera dotazione nazionale proprio in ragione della dimensione dei divari e quindi dell’arretratezza dell’economia siciliana nel confronto con le altre realtà nazionali – aggiunge -. Non certo per merito, ma appunto per la gravità degli indicatori di sottosviluppo”.

“Quello che si legge nelle carte è – prosegue – l’assoluta mancanza di un’idea di sviluppo, visto che il lungo elenco di interventi (a meno di quelli ‘prenotati’ da Roma) nasce dalla sommatoria di progetti ‘caricati’ dagli uffici della Programmazione dentro la piattaforma, che mette insieme gli interventi fuoriusciti dalle precedenti programmazioni e quelli che non sono stati realizzati nei tempi previsti dai programmi comunitari, o quelli che da anni vengono ribaltati di programmazione in programmazione”.

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24 Maggio 2024, 14:19

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