17 Giugno 2019, 11:51
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PALERMO – Su 10,69 milioni di euro di entrate, registrate nel 2018, gli incassi per sbigliettamento e visite guidate ammontano ad appena 630mila euro. E’ quanto si legge nell’esposto che l’ex commissario ad acta, Giovanni Riggio, ha trasmesso alla procura della Corte dei conti, dopo avere consegnato la stessa relazione, lo scorso marzo, all’attuale Cda per il normale passaggio di consegne. Dai dati si evince che la Fondazione orchestra sinfonica siciliana si regge in pieni solo grazie ai contributi pubblici: la maggior parte li versa la Regione, 8,1 milioni di euro.
Dal Mibac, l’anno scorso, sono stati assegnati 1,2 milioni, 648.308 dal Furs, 41.499 dal Vvff. Gli incassi al botteghino sono stati pari a 518.364,63 euro, mentre 112.123 euro dalle visite guidate, di quest’ultimi il 50% è andato alla società affidataria del servizio. “Emerge chiaramente – si legge nell’esposto – che il 94% delle entrate sono contributi pubblici e circa il 6% entrate proprie”. Quasi la metà delle risorse viene utilizzata per pagare il personale: 4,9 milioni di euro. In totale i dipendenti della Foss sono 112, di cui 26 amministrativi, 9 tecnici e 77 orchestrali: per contratto il personale percepisce 14 mensilità più il premio di produzione; inoltre alla Foss sono impiegane 39 persone appartenenti al bacino degli ex Pip.
E proprio su un ex Pip si concentra l’esposto: indicato con “bollino rosso” perché “da impiegare in specifici progetti di utilità collettiva con finalità di recupero sociale”, un lavoratore del bacino che “avrebbe dovuto essere impiegato al di fuori degli uffici amministrativi”, “risulta invece essere incaricato in ruoli e responsabilità da impiegato”, con “un ruolo di particolare rilievo”. Nella relazione, in mano ai magistrati contabili, c’è scritto che “l’ex Pip assegnato alla Foss, con ordini di servizio del 2016, assistesse il sovrintendente (l’ex Giorgio Pace) assicurando supporto altresì agli apparati informatici e tecnici e dal 2017 all’ufficio di produzione e alla direzione artistica che la Foss ha esternalizzato nel 2018 a favore dell’associazione Vanguard”. L’ex commissario, che ha scritto a diversi organismi competenti già da gennaio scorso, segnala di avere fatto approfondimenti per capire se l’ex Pip avesse un ruolo nell’associazione e di avere trovato resistenze da parte dell’ufficio amministrativo della Fondazione. Pace, spiega che si trattava di “una persona particolarmente abile a lavorare al computer, che riportava in formato digitale dati e tabelle. Un semplice esecutore che non ha mai preso alcuna decisione di merito e che ho valorizzato per le sue competenze informatiche”.
Dal 2021 la Foss dovrà pagare una rata annuale di 620.500 euro come quota capitale del debito contratto con la Regione siciliana che per salvare la Fondazione, due anni fa, ha concesso un mutuo a tasso agevolato, pari a 7 milioni di euro, a valere sul fondo di rotazione per gli interventi straordinari (Ris). Il mutuo è in corso di rimborso e al momento la Foss sta pagando le quote di preammortamento. Il piano di ammortamento, si legge nella relazione dell’ex commissario ad acta della Foss Giovanni Riggio, prevede la restituzione complessiva di 7,655 milioni di euro, con rate che ammontano, a partire dal 2021, a 650.500 euro circa all’anno. Come proventi di botteghino, la Foss l’anno scorso ha incassato 518.364 euro, somma che quindi non sarebbe bastata a coprire la rata di mutuo. “Appare evidente – si legge nel documento trasmesso anche alla Corte dei Conti – che ciò non significa che la situazione debitoria della Foss è stata eliminata. Piuttosto grazie all’intervento finanziario della Regione siciliana, che dovrebbe essere sostenuto parallelamente da una gestione oculata, solo al saldo dell’ultima rata di mutuo, del dicembre del 2032, potrà affermarsi che la Foss è risanata. “Mi accusano di aver contratto un mutuo di 7 milioni, a tasso zero, con la Regione siciliana (stessa operazione che ho fatto allo Stabile di Catania), che si estinguerà nel 2032. Quando sono arrivato alla Foss – si è difeso l’ex sovrintendente Giorgio Pace – ho trovato 12 milioni di debiti e per due anni ho lavorato sui conti. Ho rottamato cartelle esattoriali per circa 5 milioni, riducendo così l’ammontare del debito; ho pagato i dipendenti che non ricevevano stipendi; ho rilanciato l’attività, come si evince dalle iniziative fatte. Ho messo mano alla montagna di carta accumulata senza criterio e che produceva caos su caos. Si pensi che nel 2013 il collegio dei sindaci rifiutò di sottoscrivere il bilancio, che era falso, come ho già detto in altre occasioni”.
Nel documento si parla anche dell’ex sovrintendente Giorgio Pace: non solo avrebbe percepito un compenso di 120 mila euro, superiore al tetto stabilito di 100 mila euro, ma la Fondazione gli avrebbe fatto firmare un contratto di lavoro da dipendente, a tempo determinato (dall’1 aprile del 2016 al 31 marzo del 2019), “oltre la scadenza del mandato del Cda che lo ha nominato, in apparente difetto delle previsioni dello Statuto”, applicando “le norme dei dirigenti d’industria”. Per Riggio “questa circostanza solleva non pochi dubbi sulla correttezza della scelta adottata, stante che essendo il sovrintendente organo di governo della Foss il conferimento dell’incarico avrebbe dovuto avvenire in modalità diverse (collaborazione, contratto d’opera) e sottoposto ai limiti economici imposti dalla normativa che regola il trattamento economico degli organi di governo di istituzioni/enti/organismi con le soglie imposte dal combinato disposto delle normative nazionale e regionale”. “Ma ammesso che fosse possibile stipulare un contratto di lavoro dipendente – si legge nell’esposto – non si comprende perché applicare quello dei dirigenti d’industria e non quello delle fondazioni lirico sinfoniche; inoltre in precedenza gli ex sovrintendenti sono stati incaricati con contratti di collaborazione, contratto d’opera”. “Per il mio lavoro avrei meritato un grazie – conclude – Invece sono prima stato mandato via e ora insultato. Ma non starò a guardare”.
Inoltre, l’ex sovrintendente, che era andato in pensione durante l’incarico, non lo avrebbe comunicato alla Foss per cui avrebbe percepito indebitamente, da quale momento, le retribuzioni perché in base alla legge Madia avrebbe dovuto svolgere la mansione a titolo gratuito, come sta avvenendo alla Fondazione San Carlo di Napoli, dove pace ha avuto un incarico. “Cominciamo col chiarire una questione: ho raggiunto l’età pensionabile, ma tutt’ora non percepisco alcuna pensione. Quando mi accusano di sommare la mia retribuzione all’assegno di quiescenza, dicono il falso. In ogni caso, il mio contratto non l’ho redatto io, ma il presidente del Cda che mi ha nominato nel 2016”, dice Pace, sovrintendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana dall’1 aprile 2016 al 24 dicembre 2018.
Nel Cda che aveva nominato Giorgio Pace sedevano due dei consiglieri di amministrazione che sono in carica anche nell’attuale Consiglio: Sonia Giacalone e Giulio Pirrotta.
(ANSA).
A molti di questi rilievi il presidente del Cda, Stefano Santoro, ha già risposto (leggi l’articolo)
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17 Giugno 2019, 11:51