Freeman tra campo e diabete: |”Ora guardo la vita diversamente”

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08 Ottobre 2014, 14:48

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CAPO D’ORLANDO (MESSINA) – È stato il primo dei tre americani sbarcati alla corte di coach Griccioli quest’estate, vuole essere il primo a lasciare il segno nella stagione che sta per iniziare. Austin Freeman, volto nuovo in casa Orlandina, ripercorre le sue avventure in carriera, che lo hanno portato in Sicilia dopo aver chiuso col college: “C’è tanto di me da dire, ho passato quattro anni splendidi a Georgetown e mi sono divertito negli anni del college. Ho giocato a basket in diversi paesi, penso di essere benedetto perché sto continuando a fare qualcosa che amo davvero ed è tutto quello che voglio fare nella mia vita, giocare a basket. Non sono nella NBA, ma ho la possibilità di giocare a basket in diversi paesi. Non tutti hanno la possibilità di girare il mondo per lavoro. Queste sono le motivazioni che mi fanno pensare di essere benedetto”.

Una benedizione arrivata anche dai medici che gli hanno dato l’ok per proseguire la carriera. Freeman è infatti affetto da diabete mellito di tipo 1, una malattia scoperta proprio mentre si trovava sul parquet: “Avevamo appena giocato contro Louisville, una sfida difficile, soprattutto per me che non stavo bene. Stavo già male prima di cominciare a giocare, poi ho continuato per tutto il primo tempo. È stato brutto perché non stavo bene, ma non m’importava più di tanto. Volevo aiutare i miei compagni e il mio allenatore a vincere, gioco sempre per la squadra e ho spinto fino alla fine perché volevo aiutarla. Ho dato tutto finché ho potuto”. La paura è durata poco, perché dopo un solo turno di riposo l’ala nata a Mitchelville ha potuto riprendere l’attività agonistica: “Ero contentissimo perché mi avevano detto che sarei potuto tornare su un campo da basket per giocare con i miei compagni, ragazzi con cui giocavo da tanto tempo. Anche la mia famiglia si è tranquillizzata quando ho ripreso a giocare. È stato veramente bellissimo poter tornare a giocare”.

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Il diabete non ha certo stravolto la vita da atleta di Freeman: “Posso mangiare la maggior parte della cose, ma devo controllarmi. Basta imparare a gestirsi e a non esagerare soprattutto con i dolci”. Semmai, anche grazie a questa disavventura, l’americano dell’Orlandina ha acquisito maggiore consapevolezza sulla propria vita e sulla propria salute: “Sicuramente mi ha insegnato a guardare le cose in modo diverso, perché può capitarti di tutto e non c’è una ragione. Devi essere pronto al fatto che la tua vita possa cambiare da un momento all’altro”.

Concentrato e freddo col pallone tra le mani, Freeman sembra quasi non provare emozioni in campo: “Non è vero che non mi emoziono in campo, è solo che cerco di stare sempre molto concentrato sulle gare. Cerco di fare belle giocate e se mi riescono sono contento, anche se non si vede perché resto sempre concentrato sulla partita”. E ai tifosi di Capo d’Orlando, che lo incontrano nei bar e si propongono per offrirgli qualcosa, la risposta non può che essere una sola: “Una bottiglia d’acqua. O forse una coca”.

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08 Ottobre 2014, 14:48

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