Gabriele “il ciuco” e la maestrina

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08 Settembre 2010, 07:31

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Gabriele suona il campanello della casa della maestrina ogni giorno alle tre del pomeriggio. Porta il libro tutto spiegazzato e mal ridotto dei compiti delle vacanze sotto braccio. Ha dodici anni ed è sovrappeso per le troppe merendine che mangia,  prende ripetizioni di francese perché  a scuola è un po’ “ciuco”.
Ogni giorno ripassa i verbi, gli articoli e i pronomi. Poi qualche minuto di lettura in francese e quei maledetti dittonghi che non azzecca mai e che la sua maestrina deve correggere ad ogni istante.
Per pagare la ragazza del doposcuola, la mamma di Gabriele fa la sarta: cuce tende per i salotti delle case buone e va sempre di fretta. Ogni giorno lo accompagna fino alla porta della maestrina e gli raccomanda di parlare in italiano, ma Gabriele la bacia sulla guancia e le dice: “Ni viremu chiù taddu!”.
Quando pasticcia sul quaderno, la maestrina triste lo riprende e Gabriele allora gira la faccia fuori dalla finestra e guarda il mare: la sua vera passione come quella del padre che lui dice “potta li navi rossi na lu mari” e che non vede da sei mesi.  Quando il padre sarà di ritorno gli regalerà il  telefono cellulare e nel frattempo fa un grosso sorriso pensando a quel giorno.

In quella cameretta piena di libri e fogli, Gabriele si sforza di parlare in francese e inizia contando fino a venti : “Un, deux, trois…” mentre la sua maestra correggendo la pronuncia si chiede a che cosa le è servito studiare se adesso non può fare il lavoro che le piace.
Per sbarcare il lunario ogni giorno dà ripetizioni a quel bambino che ha negli occhi il mare, sogna di fare il capitano per i sette mari e che è in grado di riconoscere ogni tipo di pesce. Invece lei,  la maestrina  che vuole conoscere il mondo e scrivere storie, sa al massimo aprire un libro e tuffarsi dentro quelle pagine  per un paio d’ore, mentre in pescheria non distingue un’orata da una triglia.
Gabriele  è contento, a dodici anni tutto è ancora possibile. Non sa che la sua maestrina di ventotto anni che lui guarda come fosse un’aliena perché nelle pareti ha appeso titoli e riconoscimenti, non sarà mai insegnante in una scuola, non scriverà storie per alcun lettore.

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Domani, forse, la maestrina sempre più triste parlerà francese prendendo le ordinazioni dei turisti al un tavolo di un  ristorante mentre Gabriele, diventato uomo, conterà i pesci nella rete che ha gettato in mezzo al mare : “unu, dui , tri …”.

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08 Settembre 2010, 07:31

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