Catania

Gallo, ammazzato nella discarica: condannati i killer del clan Nardo

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02 Aprile 2021, 06:03

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CATANIA – Confermata la condanna a 30 anni per alcuni dei massimi vertici del clan Nardo di Lentini, accusati dell’inquietante omicidio di Santo Massimo Gallo. Il giovane, ucciso nel 2002, sarebbe stato sequestrato, torturato, ammazzato e seppellito tra i rifiuti della discarica di Grotte San Giorgio. Il suo cadavere, infatti, non è mai stato ritrovato.

La Corte d’Assise d’Appello dunque ha accolto la richiesta del pg Antonino Nicastro e ricalcato il verdetto del gup nei confronti del boss Michele D’Avola, Fabrizio Iachininoto, Paolo Sebastiano Furnò e Francesco Insolia. Invece ha ridotto la pena inflitta al collaboratore di giustizia Alfio Ruggeri, che da 10 anni di reclusione passa a 8. 

Michele D’Avola
Fabrizio Iachininoto

Dietro questo delitto inquietante (rimasto irrisolto per diversi anni) ci sarebbe stata la guerra tra i Nardo di Lentini e i Campailla di Scordia. La chiave di volta dell’inchiesta della Dda etnea – e condotta dai carabinieri di Siracusa – sono state le rivelazioni di Alfio Ruggeri. I cinque imputati sono stati condannati in primo grado al termine del processo abbreviato. Raffaele Randone, invece, ha optato nel processo ordinario che si è concluso con la condanna da parte della Corte d’Assise di Catania a un anno di isolamento diurno in continuazione con la sentenza all’ergastolo. Il pg Nicastro, prima che la Corte presieduta da Rosario Cuteri si ritirasse in camera di consiglio, ha depositato le motivazioni della sentenza. 

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Il processo di secondo grado ha regalato una sorpresa. La fase istruttoria infatti è stata riaperta per l’esame di Delfo Amarindo, che dopo l’arresto nell’inchiesta Mazzetta Sicula per concorso esterno ha deciso di entrare nel programma di collaborazione di giustizia. 

L’ex dipendente della Sicula Trasporti ha ripercorso quella notte degli orrori, quando gli esponenti del clan Nardo si sono presentati di notte in discarica dove all’epoca Amarindo lavorava come sorvegliante. E avrebbero chiesto al collaboratore un favore in merito ai suoi legami con il clan Nardo. Santo Gallo sarebbe stato ammazzato davanti agli occhi del pentito. Il cadavere poi sarebbe stato buttato nella discarica e ricoperto di rifiuti. Nell’immondizia sarebbe stata gettata anche la pistola usata per uccidere il giovane.

Al termine della testimonianza, la difesa ha chiesto il confronto tra Amarindo e il pentito-imputato Alfio Ruggeri. Ma il faccia a faccia non ha però portato conseguenze nella decisione della Corte d’Assise d’Appello. Per le difese, una volta depositate le motivazioni, si apre la strada del ricorso per Cassazione. 

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02 Aprile 2021, 06:03

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