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Il piano segreto| per salvare la Gesip

In attesa che da Roma arrivi risposta sul piano presentato dal comune per la Gesip, Palazzo delle Aquile ha commissionato all'azienda la redazione di una exit strategy per evitare il collasso della società. Ecco tutti i dettagli.

I sindacati minacciano la "marcia su Roma"
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Gesip, ecco il piano B. Un piano segreto, elaborato da un gruppo ristretto di dirigenti della società partecipata su indicazione di Palazzo delle Aquile, per prepararsi all’eventualità, che i più considerano remota, di una risposta negativa da parte del governo nazionale. Intanto la tensione sale. Se il governo non dovesse aderire alle richieste del Comune salirà ancora di più. I sindacati sono pronti a mobilitarsi per lo sbarco a Roma.

Il futuro della società partecipata è infatti appeso a un filo: il 30 giugno termineranno i soldi stanziati con l’ordinanza della Protezione civile e al momento al vaglio dell’esecutivo guidato da Mario Monti c’è il piano predisposto dal sindaco Orlando che prevede una dotazione a scalare per i prossimi cinque anni, con l’aggiunta di prepensionamenti e mobilità fra le aziende.

Ma, come detto, tutto dipende dalla risposta che arriverà da Roma. Orlando ha più volte negato l’esistenza di un piano B, cioè di un’alternativa all’intervento del governo, ma è chiaro che Palazzo delle Aquile debba prepararsi una via d’uscita in caso di catastrofe per impedire che 1800 famiglie finiscano in mezzo alla strada e soprattutto che la città venga messa a ferro e fuoco, peraltro restando senza servizi essenziali.

Nei giorni scorsi piazza Pretoria ha chiesto alla società di predisporre un piano industriale, secondo alcune linee guida, da applicare solo nel caso in cui il governo, alle prese con la crisi internazionale e una maggioranza traballante in Parlamento, allarghi le braccia di fronte ai problemi della città.

Il piano, che l’azienda dovrebbe consegnare entro stasera all’amministrazione comunale, prevede il passaggio volontario al part-time, circa 200 prepensionamenti, un incentivazione all’esodo e, in caso di assoluta necessità, il ricorso alla cassa integrazione a rotazione. Il part-time non è certo la migliore delle prospettive per i lavoratori, ma secondo alcune voci interne all’azienda circa un terzo dei dipendenti svolgerebbe una seconda attività in nero: ecco allora la proposta del passaggio a mezzo servizio, che potrebbe divenire allettante di fronte al pericolo di un licenziamento in tronco del dipendente colto sul fatto. I prepensionamenti riguarderebbero invece chi ha già 61 anni, ovvero chi con uno scivolo di altri cinque potrebbe andare a riposo, ma per questa eventualità servirebbero risorse che al momento paiono di difficile reperimento. Infine la cassa integrazione a rotazione, ma solo per un ristretto numero di dipendenti: sarebbe questa la misura più drastica che però l’azienda tenderebbe a escludere.

Per sabato è stato convocato un incontro con i sindacati della Gesip, incontro giunto quasi a sorpresa ma utile per scongiurare gli scioperi che potrebbe partire già da giorno 25. La strategia di Palazzo delle Aquile sembra chiara: scaricare sul governo la responsabilità di una risposta negativa ma, nel frattempo, preparare una via d’uscita e cercare fondi disponibili per ulteriori proroghe, utili a continuare il dialogo con Roma. Sul piatto potrebbero esserci parte dei fondi Fas, inizialmente esclusi per la mancanza di un contratto di servizio con l’azienda, così come l’avanzo presunto 2011 che, secondo alcune voci, potrebbe anche ammontare a una ventina di milioni.

Ma i rumours parlano anche di più di un assessore pronto, in caso di scontro con la Capitale, a minacciare il blocco dell’attività amministrativa: una pistola fumante sul tavolo della trattativa, da usare per mettere il premier con le spalle al muro. “Dovranno decidere – ha detto Orlando qualche tempo fa – e la scelta, in un senso o in un altro, avrà delle conseguenze. Un detto dice che la cosa o si aggiusta o si rompe. E se si rompe, si rompe tutto”. Parola di Leoluca Orlando.


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