“Giocava in porta e la sua voce… | Vi svelo chi era Claudio Domino”

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13 Ottobre 2019, 18:59

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PALERMO- “Conoscevo Claudio. Abitavamo nello stesso quartiere di Palermo, a San Lorenzo, che, si sa, è sempre stata zona ad alta densità mafiosa. Eravamo vicini di palazzo. Io avevo quindici anni, lui ne aveva undici”.

Angelo Sicilia è il maestro dei pupi antimafia. Ha preso una tradizione secolare e ha innestato in quel corpo la linfa di una battaglia civile. Il suo spettacolo ‘Non mi piace il buio’ sui patimenti del piccolo Giuseppe Di Matteo è un pugno che colpisce nella profondità del dolore di tutti. Angelo era amico e compagno di strada di Claudio Domino, che resterà sempre bambino, in una perenne fotografia in bianco e nero, perché il suo sorriso venne spento da uno sparo indecifrabile che è stato saltuariamente attraversato dalle scosse delle cronache.

Nel giorno della commemorazione – il delitto fu consumato il 7 ottobre del 1986 – il puparo della memoria ha scritto su Facebook: “In ricordo di Claudio Domino il mio piccolo amico di undici anni ucciso nella strada in cui giocavamo dal vile piombo mafioso. Quel giorno uccisero un po’ tutti noi ragazzini a San Lorenzo. Ci fecero capire che cosa era il terrorismo mafioso e squarciarono la nostra ingenuità per sempre”.

A quel trasalimento di un lutto, che è stato trasformato in speranza, con fatica e coraggio, Angelo Sicilia aggiunge le tessere di un mondo personale: “Negli anni Ottanta stavamo per strada. Ecco, la nostra giovinezza la vivevamo proprio in strada, non come oggi. Claudio era un ragazzino vivacissimo, con una voce acuta, bellissima”. Ed è la voce che manca all’icona successiva e che, adesso, rimbalzando dalla tenerezza di un ex compagno di giochi, scava una fontana zampillante di vita nella impenetrabilità della morte.

“Giocavamo sullo sterrato che poi fu coperto di asfalto – continua Angelo – e ci sembrava un campo di serie A. Le porte erano delimitate dalle pietre, dagli zainetti, dai cappotti. Claudio, come capitava spesso ai più piccolini, stava in porta. Era un ragazzino con l’argento vivo addosso. La sera, il quartiere era come una terra di nessuno, un posto spettrale. Infine, accadde…”.

Angelo si rabbuia, quando si giunge alla parte dura della storia: “Non ricordo se il giorno prima, o il giorno stesso, avevamo giocato a pallone insieme. Di quella sera, del sette ottobre, rammento rumori strani. Le sirene della polizia, delle ambulanze… La mattina dopo, al ritorno da scuola, la terribile notizia: Claudio era stato ucciso, il nostro Claudio. E fu il confine che ci separò per sempre dall’esistenza precedente. Di colpo non eravamo più bambini”.

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Qualche giorno è passato dall’ultima commemorazione, il sindaco Orlando ha dichiarato: “Palermo non dimentica quella barbarie e anche nel nome di Claudio e dei tanti bambini e ragazzi innocenti uccisi dalle mafie continua un percorso di liberazione e affermazione della cultura della vita”.

Angelo non ha mai dimenticato: “Quel dolore è la pietra miliare del mio impegno, del nostro impegno comune. Non potevamo più fare finta di niente. Sì, lo so, su Claudio, sul mio amico dell’infanzia, non sono mai riuscito a organizzare uno spettacolo. Non ce la faccio. A distanza di tanti anni, rimane una pena per me non rappresentabile”.

A distanza di anni, la voce di Claudio Domino è ancora viva nel cuore di chi l’ha ascoltata.

 

 

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13 Ottobre 2019, 18:59

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