Cronaca

Giovanni e i suoi fratelli|Il dramma della ‘Missione’

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19 Settembre 2020, 18:08

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PALERMOFratello Giovanni sta male. Il sussurro è diventato un elemento concreto nella nota inviata dalla ‘Missione Speranza e Carità’, fondata da Biagio Conte, a Palermo, oggi nella morsa del Coronavirus. “Due Missionari sono stati ricoverati, Fratello Giovanni con polmonite e anche un altro fratello è in ospedale e non sappiamo quali sono le sue condizioni generali”. ‘Fratello Giovanni’, un uomo che è una leggenda nelle sedi, tra via Archirafi e via Decollati. Chi lo ha incontrato ha presente il sorriso mite e l’infaticabile lavoro da muratore: è questo il suo mestiere. Qualcuno ricorda: “Da ventisei anni con noi in Missione. Un aiuto fondamentale nel rendere dignitosi i locali. Sempre al servizio, giorno e notte, per ogni emergenza. Anche in cucina, se necessario”. Qualcun altro aggiunge: “Molti anni fa stava andando in Africa. Si fermò a Palermo. Incontrò Biagio e non proseguì più”.

Storie di giorni lontani, appunto, quando un figlio della buona borghesia, che alcuni ancora rammentano mentre scorrazzava con una macchina rossa e regalava i soldi ai poveri, decise di cominciare qualcosa che sembrava una pazzia e che adesso è una realtà. La vicenda di Fratel Biagio, ora in pellegrinaggio in Scozia, è in fondo la scoperta dell’America a due passi. Partire con il cuore in subbuglio, sentendo un richiamo, e non sapere se la troverai l’America, ma muoversi lo stesso. Oppure somiglia al mito dell’Odissea. Un viaggio perenne per tornare a casa.

Molti compagni si sono aggiunti lungo il cammino. Della prima ora o dopo, poco importa. Don Pino (qui immortalato in una foto al cancello di via Decollati). Ciccio che è il medico della Missione e non fa mancare mai la sua presenza. Riccardo, che cura la comunicazione. Sono andati avanti con le difficoltà e i marosi di una traversata che in questi giorni conosce forse il suo periodo più rischioso.

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Le Missioni sono state dichiarate ‘zona rossa’. Al loro interno si mescolano vite strappate, ricucite, disperate nella speranza. Perché è vero che tra le prime vittime della pandemia ci sono i poveri. Il clima è pesante. Ma da qualche parte, appese alle pareti, ci devono essere le foto della visita di Papa Francesco: due anni fa, proprio di questi tempi. Per ricordare a tutti che l’ora più buia precede sempre l’alba.

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19 Settembre 2020, 18:08

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