Giovanni e i suoi fratelli|Il dramma della 'Missione' - Live Sicilia

Giovanni e i suoi fratelli|Il dramma della ‘Missione’

Il momento più difficile dell'opera realizzata a Palermo da Biagio Conte.
CORONAVIRUS A PALERMO
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PALERMOFratello Giovanni sta male. Il sussurro è diventato un elemento concreto nella nota inviata dalla ‘Missione Speranza e Carità’, fondata da Biagio Conte, a Palermo, oggi nella morsa del Coronavirus. “Due Missionari sono stati ricoverati, Fratello Giovanni con polmonite e anche un altro fratello è in ospedale e non sappiamo quali sono le sue condizioni generali”. ‘Fratello Giovanni’, un uomo che è una leggenda nelle sedi, tra via Archirafi e via Decollati. Chi lo ha incontrato ha presente il sorriso mite e l’infaticabile lavoro da muratore: è questo il suo mestiere. Qualcuno ricorda: “Da ventisei anni con noi in Missione. Un aiuto fondamentale nel rendere dignitosi i locali. Sempre al servizio, giorno e notte, per ogni emergenza. Anche in cucina, se necessario”. Qualcun altro aggiunge: “Molti anni fa stava andando in Africa. Si fermò a Palermo. Incontrò Biagio e non proseguì più”.

Storie di giorni lontani, appunto, quando un figlio della buona borghesia, che alcuni ancora rammentano mentre scorrazzava con una macchina rossa e regalava i soldi ai poveri, decise di cominciare qualcosa che sembrava una pazzia e che adesso è una realtà. La vicenda di Fratel Biagio, ora in pellegrinaggio in Scozia, è in fondo la scoperta dell’America a due passi. Partire con il cuore in subbuglio, sentendo un richiamo, e non sapere se la troverai l’America, ma muoversi lo stesso. Oppure somiglia al mito dell’Odissea. Un viaggio perenne per tornare a casa.

Molti compagni si sono aggiunti lungo il cammino. Della prima ora o dopo, poco importa. Don Pino (qui immortalato in una foto al cancello di via Decollati). Ciccio che è il medico della Missione e non fa mancare mai la sua presenza. Riccardo, che cura la comunicazione. Sono andati avanti con le difficoltà e i marosi di una traversata che in questi giorni conosce forse il suo periodo più rischioso.

Le Missioni sono state dichiarate ‘zona rossa’. Al loro interno si mescolano vite strappate, ricucite, disperate nella speranza. Perché è vero che tra le prime vittime della pandemia ci sono i poveri. Il clima è pesante. Ma da qualche parte, appese alle pareti, ci devono essere le foto della visita di Papa Francesco: due anni fa, proprio di questi tempi. Per ricordare a tutti che l’ora più buia precede sempre l’alba.


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