Giovanni Motisi e Messina Denaro | I fantasmi di Gaetano Scotto

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20 Febbraio 2020, 05:58

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PALERMO – Di uno indicava solo il soprannome, “‘u pacchiuni”, dell’altro scandiva il cognome: “Messina Denaro”. Gli ultimi due latitanti di mafia, Giovanni Motisi e il padrino di Castelvetrano, fanno capolino nelle conversazioni di Gaetano Scotto. L’uomo dei misteri, da sempre considerato cerniera tra i mafiosi e gli ambienti dei servizi segreti, che parla di due uomini del mistero.

Febbraio 2017. Due uomini discutono con Scotto del “pacchione”. È stato Scotto, da due giorni in carcere su richiesta della Dda di Palermo, a chiedergli informazioni sul latitante. Il suo “autorevolissimo ruolo all’interno di Cosa Nostra palermitana – scrivono gli investigatori della Dia – gli impone anche di provare a recuperare relazioni ormai logorate dal tempo (quale appunto quella con il latitante Motisi) necessarie per riallineare assetti ed equilibri interni ai vari mandamenti”.

La caccia a Motisi, capomafia di Pagliarelli, non è stata dichiarata definitivamente chiusa. Condannato all’ergastolo, oggi sessantunenne, Motisi è latitante dal 1998. Passando ai raggi X la vita di Giuseppe Calvaruso, che da tempo ha finito di scontare la condanna per mafia, i carabinieri arrivarono alle ultime notizie, certe, sulla presenza in Sicilia di Motisi. Il 16 ottobre 2007 i carabinieri fecero irruzione in una villa a Casteldaccia e scoprirono che è lì, nell’ottobre del 1999, che Motisi aveva festeggiato il compleanno della figlia. Trovarono pure delle fotografie. È stato uno dei covi del latitante, assieme a un appartamento in via Enrico Toti, poco distante dall’Università di Palermo. Motisi vi ha soggiornato senza dare nell’occhio. Le tapparelle non mai state alzate neppure di un millimetro. Anche qui i militari sono arrivati troppo tardi.

Nel 2007 Gianni Nicchi, ‘u picciutteddu, il picciotto diventato capomafia a Pagliarelli, il regno dei Motisi, prima di finire in carcere, aveva dato mandato a qualcuno di trovargli un collegamento con il latitante. Lo voleva al suo fianco per contrastare Salvatore e Sandro Lo Piccolo, i signori di San Lorenzo. Valeva per Nicchi e vale per Scotto: se è vero che hanno cercato Motisi, non si cerca qualcuno che si crede morto.

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Il 20 giugno 2017 Scotto sta discutendo con un nipote. Ecco cosa intercettano gli agenti della Dia: “… mi manda sempre i saluti di Alessio, di Messina Denaro, questo che non c’è più, questo che è latitante. Dice: a me ci sono persone che mi parlano sempre di te… parla sempre di te… il mio idolo dice… ieri l’ho visto mi è venuto a cercare”. Alessio è il nome che Messina Denaro usava per firmare la corrispondenza con Bernardo Provenzano.

Ed ecco servito l’ennesimo mistero. Negli anni in tanti hanno millantato di conoscere Messina Denaro, addirittura di averlo incontrato in campagna mentre cacciava o di avere giocato a carte con il latitante. Ora si aggiungono le parole di Scotto.

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20 Febbraio 2020, 05:58

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