17 Giugno 2015, 13:32
4 min di lettura
CATANIA – Giovanni Salvi va a Roma e lascia la Procura di Catania dopo 4 anni. Il plenum del Consiglio superiore della magistratura lo ha ‘promosso’ procuratore generale di Roma. La proposta è arrivata in aula con la valutazione unanime della commissione del Csm. E mentre al cellulare di Salvi arrivano sms di congratulazioni e telefonate di felicitazioni per il nuovo incarico, a Catania – diciamolo – è già partito il toto nomi su chi siederà sulla poltrona del primo piano del Palazzo di Giustizia di piazza Verga.
La storia di Giovanni Salvi alla guida della procura di Catania, l’11 Novembre 2011, iniziò con una “brillante operazione di polizia”. Furono proprio queste le parole usate dal magistrato il giorno del suo insediamento al Palazzo di Giustizia per descrivere il sequestro di un arsenale da parte della Squadra Mobile composto anche da una bomba a mano. “Una notizia che fa da buon auspicio all’inizio del mio lavoro – commentava Salvi – che da un lato mi dà grande soddisfazione per il risultato, dall’altro mi rende ancora più consapevole delle difficoltà del mio compito”. Dichiarazioni che hanno fatto da guida al lavoro del procuratore in questi quattro anni.
“Segretezza delle indagini”. Salvi chiarì subito con i giornalisti questo punto: “Nessuna corsia preferenziale”. Le pressioni maggiori, quando arrivò alle pendici dell’Etna, furono per l’inchiesta Iblis che vedeva indagato l’allora presidente della Regione Raffaele Lombardo: era stata avanzata una richiesta d’archiviazione, ma il Gip Luigi Barone spiccò un’ordinanza per l’imputazione coatta del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. All’udienza davanti al Gup Marina Rizza si presentò lo stesso procuratore Giovanni Salvi, “per dimostrare l’unità dell’ufficio”. Un processo che si è concluso con una condanna per l’ex governatore siciliano. Un procedimento che si è mosso nelle pieghe “grigie” dei legami tra mafia, politica e colletti bianchi.
La Direzione Distrettuale Antimafia guidata da Giovanni Salvi ha centrato importanti risultati contro ogni clan catanese: dai Santapaola, ai Cappello, ai Pillera Puntina, ai Laudani, ai Cursoti Milanesi fino ai Mazzei. Il capomafia Nuccio Mazzei, latitante per quasi un anno, è stato arrestato. Ed è lui il protagonista dell’operazione Enigma della Polizia eseguita ieri. L’ultimo, ma solo in ordine di tempo, brillante risultato ottenuto dalla Procura diretta da Salvi. Sono molteplici le inchieste che si sono susseguite dal 2011 al 2015.
Sotto la guida di Salvi la procura di Catania arriva ad una svolta storica: l’omicidio eccellente di Luigi Ilardo, dopo 17 anni, ha dei responsabili. Volti e nomi colpevoli di aver fatto tacere chi aveva portato gli inquirenti a un passo dalla cattura di Bernardo Provenzano. E inoltre sul caso è stata avviato un’indagine sui mandanti occulti di Gino Ilardo, il vice capo della famiglia nissena. Qualcuno raccontò l’intenzione del confidente di Michele Riccio di voler collaborare con la magistratura. Ilardo sapeva troppo e la sua bocca doveva essere tappata.
I rifiuti sono il nuovo business della mafia che si aggrega e si insinua nella politica, nelle istituzioni, nella gestione dei soldi dei contribuenti. Su questo filone Salvi ha tenuto il pugno duro. Sulla lotta contro Cosa Nostra il procuratore nel corso di un’intervista a LiveSiciliaCatania ha detto: “E’ una guerra, quella contro la mafia, che abbiamo iniziato a vincere perché abbiamo vinto molte battaglie”.
E forse nei reati contro la Pubblica Amministrazione che la città si aspettava una svolta più incisiva. Ma un segnale Giovanni Salvi, che anche su questo fronte l’attenzione è stata massima, lo ha voluto dare rafforzando il gruppo di lavoro con pm provenienti dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
La battaglia contro il traffico di esseri umani: questa è una lotta iniziata davanti ai sei cadaveri della Playa di Catania del 10 agosto 2013. Catania diventa modello investigativo per le Dda d’Italia che sono delegate a occuparsi dell’orrendo reato dell’immigrazione clandestina. E il porto etneo si trasforma nell’ombelico del mondo mediatico quando lo scorso aprile il mar Mediterraneo si trasforma in un mega cimitero subacqueo. Si contano oltre 750 vittime in quella tragedia umanitaria che ha investito le istituzioni: un’inchiesta che supera le barriere giudiziarie e solleva questioni che esulano dalle semplici aule giudiziarie. Quella degli sbarchi è una sfida di tutta la città di Catania.
Scoppia lo scandalo Mafia Capitale con tutte le ombre della gestione del Cara di Mineo. E’ di pochi giorni fa la notizia, diramata ufficialmente dal procuratore Giovanni Salvi, che il sottosegretario Giuseppe Castiglione è stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di turbativa d’asta. Un’indagine ancora embrionale che il nuovo Pg di Roma lascia a chi erediterà la sua poltrona.
E venerdì, invece, il potente editore Mario Ciancio conoscerà il suo destino giudiziario. Il nome di Giovanni Salvi, forse, sarà ricordato anche per questo a Catania: per aver portato alla sbarra, con l’accusa pesantissima di concorso esterno alla mafia, il direttore del quotidiano La Sicilia.
Pubblicato il
17 Giugno 2015, 13:32