Giudizio immediato per Barbagallo |Il processo si aprirà a luglio

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29 Aprile 2018, 00:34

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CATANIA. Comparirà il 3 luglio davanti ai giudici della terza sezione penale del tribunale di Catania l’ex sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, arrestato lo scorso febbraio dai militari della Guardia di Finanza di Catania con l’accusa di induzione indebita a promettere utilità. Con lui anche gli altri 12 indagati dell’inchiesta Sibilla, per i quali il pubblico ministero Fabio Regolo ha chiesto e ottenuto dal gip Giovanni Cariolo il giudizio immediato. Parti offese del processo il Comune di Acireale ed il Coni Sicilia. Imputati per concorso in induzione indebita a promettere utilità, insieme all’ex primo cittadino, il luogotenente della polizia municipale di Acireale, Nicolò Urso, e i due venditori ambulanti Salvatore e Sebastiano Principato. Secondo l’accusa Roberto Barbagallo, abusando della funzione pubblica esercitata, avrebbe ordinato all’agente Urso di compiere un controllo amministrativo sui due venditori ambulanti, dal quale sarebbe emersa una irregolarità. L’ex sindaco, attualmente agli arresti domiciliari, avrebbe quindi prospettato ai due commercianti una soluzione bonaria della vicenda in cambio di un sostegno elettorale per Nicola d’Agostino, candidato all’Ars.

Dovranno rispondere, invece, di concorso in corruzione e falso Salvatore Di Stefano, dirigente dell’area tecnica del comune di Acireale, e Angelo la Spina e Salvatore Leonardi, rispettivamente dipendente e consulente esterno della società San Sebastiano Srl, appaltatrice di alcuni interventi di restyling al cimitero comunale acese. Per la Procura etnea, Di Stefano avrebbe percepito una tangente di 6.600 euro da Leonardi e La Spina per certificare un collaudo in realtà mai eseguito. Il dirigente avrebbe firmato verbali di sopralluogo mai compiuti, compilando tre certificazioni false. Ma a Di Stefano è contestato un altro episodio corruttivo, questa volta in concorso con l’ex capo area tecnica del Comune di Acireale, Giovanni Barbagallo. Di Stefano, nella veste di Capo settore della protezione civile di Acireale e membro della commissione incaricata della valutazione per l’accesso ai contributi per i danni causati dagli eventi calamitosi del novembre del 2014, avrebbe riconosciuto a Giovanni Barbagallo un contributo pari ad oltre 14mila euro, di cui in realtà non avrebbe avuto alcun diritto. In cambio avrebbe ottenuto incarichi di Responsabile unico del procedimento in appalti comunali. Secondo la Procura etnea Di Stefano avrebbe commesso, inoltre, un altro falso in atto pubblico, in concorso con il geologo Alessio D’Urso. Il primo, in qualità di rup delle opere di messa in sicurezza dei torrenti Lavinaio – Platani e Peschiera e di consolidamento di un costone interessato da movimento franoso, avrebbe attestato falsamente di aver compiuto indagini di mercato prima dell’affidamento degli incarichi di progettazione e delle indagini geognostiche-geofisiche e geologiche. Beneficiario ed istigatore della condotta, per l’accusa, sarebbe stato proprio Alessio D’Urso.

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Sono infine accusati di turbativa d’asta il consulente tecnico regionale del Coni, Anna Maria Sapienza, ancora sottoposta a misura cautelare in carcere, il collaboratore di quest’ultima, l’ingegnere Ferdinando Maria Garilli, ancora l’ex capo area tecnica del comune acese, Giovanni Barbagallo, l’ex assessore allo Sport e alle Politiche giovanili del Comune di Acireale, Giuseppe Sardo, e la moglie di Garilli, Eva Finocchiaro. Secondo la Procura Anna Maria Sapienza e Ferdinando Maria Garilli, con l’aiuto di Eva Finocchiaro, si sarebbero accordati con l’assessore Sardo e con il funzionario Barbagallo sul contenuto e sui destinatari dell’offerta formulata per l’affidamento dell’incarico di progettista nell’ambito degli interventi di riqualificazione della pista di atletica dell’impianto sportivo Tupparello di Acireale. Un accordo volto a far risultare più vantaggiosa l’offerta economica di Garilli, destinatario dell’incarico.

Per le altre due accuse contestate ad Anna Maria Sapienza gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Messina, poiché i reati sarebbero stati commessi a Malvagna.

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29 Aprile 2018, 00:34

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