Agricoltori etnei contro politica Ue:| Le scelte di Bruxelles ci ammazzano - Live Sicilia

Agricoltori etnei contro politica Ue:| Le scelte di Bruxelles ci ammazzano

Non assistenzialismo ma assistenza. Questo l'appello dei produttori lanciato ieri in occasione della kermesse del Pd.

festa dell'unità
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CATANIA – Beni culturali, paesaggistici e “produttivi”. Catania e la Sicilia intera devono puntare sulle proprie unicità, a tutti i livelli. Ma per questo hanno bisogno di politiche regionali concrete e di un sostegno che non sia assistenzialista. Si è parlato di bellezza, ieri sera, alla Festa dell’Unità, di quella di cui la Sicilia è ricca ma che, ancora, non riesce a trascinare, da sola, l’economia dell’isola. In questo senso, la provincia etnea è quasi emblematica e la situazione dell’agricoltura catanese, a cominciare dal prodotto made in Catania per eccellenza, l’arancia rossa, non fa di certo eccezione. Lo sanno i produttori del consorzio, costretti a combattere non soltanto con i cambiamenti climatici, le bombe di acqua e i prolungati periodi di siccità, ma soprattutto contro politiche statiche da parte della Regione e fin troppo dinamiche da parte di Bruxelles e di una Ue che sembra remare contro gli agricoltori siciliani.

“L’arancia rossa è una produzione di qualità di Catania, soprattutto, ma anche Siracusa ed Enna – afferma Luca Ferlito, presidente del consorzio. È un prodotto che identifica il nostro territorio catanese e questo non può non passare da questa eccellenza. Noi produciamo all’ombra del più grande vulcano d’Europa che è un brand ormai riconosciuto nel mondo. Ma i due fattori vanno coniugati”.

Questo, secondo Ferlito, deve avere il sostegno della Regione, alla quale i produttori chiedono non fondi, o almeno non solo, ma infrastrutture, consorzi irrigui che funzionino a dovere, una riorganizzazione del settore vivaistico”. Nessun assistenzialismo, specifica Ferlito, ma assistenza, “tecnica, tecnologica. Ricerca, innovazione. Per produrre gli agricoltori hanno bisogno di questo – continua – e questo deve farlo la Regione”.

Così come battere i pugni contro la politica di Bruxelles. “Le ultime notizie, sul prolungamento fino al trenta novembre dei dazi sulle arance estere è un colpo mortale, non tanto per noi ma per le altre produzioni. È una pugnalata al cuore e questo ci ammazza”.

E di sostegno pratico parlano anche i produttori del CIA, il consorzio degli agricoltori, il cui presidente della sezione catanese, Giuseppe Di Silvestro, evidenzia la necessità di porre molta attenzione sui trattati di libero scambio e di puntare al recupero delle produzioni locali, con il sostegno delle istituzioni. “Questi incontri sono l’occasione per porre al centro del dibattito nazionale le questioni più urgenti che riguardano il settore agricolo della nostra Regione. La Sicilia rischia, da una parte una irreversibile desertificazione del tessuto produttivo, dall’altra la scomparsa delle eccellenze, che a tutt’oggi, tra mille difficoltà, identificano nel mondo il made in Siclly”.

Da qui le richieste della Cia: la tracciabilità dei prodotti e la etichettatura dei prodotti con marchio Sicilia. “Quanto agli accordi commerciali con gli altri Paesi, vorremo essere chiari – prosegue Di Silvestro – noi sosteniamo la solidarietà nei confronti dei mercati emergenti, siamo vicini convintamente ai produttori e a tutti i cittadini di quelle nazioni. Peccato che però ad avvantaggiarsi di questi accordi che L’Ue sottoscrive, che danneggiano profondamente le nostre produzioni locali e il tessuto produttivo, non siano né i primi né tanto meno i secondi, ma solo le lobby delle multinazionali”.

E l’assessore Cracolici non si sottrae alle domande, tante, rivolte dagli agricoltori. “C’è una condizione culturale tipica della Sicilia che si racconta con il lamento – dice. L’agricoltura sta facendo crescere la Sicilia e il dato è reale. Ci sono belle aziende, che internazionalizzano, che fanno qualità. È la regione più biologica d’Europa e stiamo lavorando per rafforzare la gestione economica dell’impresa. Credo che la politica agricola debba essere finalizzata a concentrarsi e la Regione sta lavorando per questo e perché le aziende che si concentreranno riceveranno contributi maggiori”. E sulla questione importazione, ammette che “C’è un sistema di ingresso di merci che aggira controlli. L’Europa su questo non ha trovato strumenti di tutela delle produzioni agricole del mezzogiorno: ma le nostre arance rosse vinceranno la sfida se resteranno rosse. La produzione viene tutelata anche aumentando la qualità, ma è chiaro che serve il sostegno della Regione per chi vuole innovare”. E su la politica europea l’assessore all’agricoltura afferma:

“Vorrei evitare che Bruxelles diventi il muro del pianto – sottolinea – ma è vero che l’Europa ha la sua responsabilità”. L’assessore, prima di prendere posto sul palco, commenta un altra questione, poco agricola ma che con la bellezza e con le eccellenze sì: l’anfiteatro romano chiuso da giorni. Venerdì e ora anche lunedì. Il bene è regionale. “lo considero vergognoso che i beni culturali non siano accessibili. Bisogna fare una verifica e capire cosa succede nella gestione del nostro patrimonio. A partire da uno degli anfiteatri più grandi e importanti rimasti”.

 


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