15 Dicembre 2023, 06:54
1 min di lettura
PALERMO – Le impronte digitali trovate nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, sono più di venti. Sono di uomini e donne fisicamente presenti nel luogo dove Matteo Messina Denaro ha trascorso gli ultimi anni di latitanza. E poi ci sono le tracce sui documenti in entrata e in uscita. Gente ugualmente importante che aveva bisogno di mettersi in contatto con il latitante. Dall’analisi delle impronte passa la ricostruzione degli affari del capomafia deceduto.
Come Martina Gentile, la figlia della maestra Laura Bonafede, amante storica del boss, le cui tracce sono state trovate su uno dei dvd presenti nel nascondiglio. Gentile è ai domiciliari dalla scorsa settimana con l’accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravate. Oltre a smistare la corrispondenza del padrino, l’avrebbe incontrato in latitanza.
Gli investigatori, coordinati dalla Procura di Palermo, stanno cercando di capire se la ragazza, madre di una bambina di tre anni, abbia per conto del boss svolto “missioni” a Palermo. Dalle indagini è emerso che la donna sarebbe più volte andata nel capoluogo fingendo al lavoro di stare male. Gli inquirenti, che tentano di ricostruire gli anni di latitanza del capomafia, che si sarebbe nascosto a Campobello dal 2017, sono ora al lavoro per identificare tutti quelli che sono passati per il covo o hanno avuto contatti con Matteo Messina Denaro. Il latitante- emergerebbe dagli accertamenti – avrebbe condotto per anni una vita quasi normale: frequentando persone, uscendo e viaggiando anche fuori dalla Sicilia. In Italia e all’estero per affari e per piacere.
Pubblicato il
15 Dicembre 2023, 06:54