04 Luglio 2019, 21:15
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PALERMO – Il governo è ottimista: il Pil crescerà. Grazie alla spesa per i fondi strutturali che da qui al 2022 inietteranno nell’economia siciliana circa 8 miliardi di euro, il prodotto interno lordo dell’Isola avrà una crescita media del 2,2 per cento. Il dato è diverso però se si considera l’evoluzione del dato economico a prezzi costanti, cioè alle condizioni attuali. In questo secondo caso infatti la crescita è mediamente dello 0,6, con un dato relativo al primo trimestre di quest’anno pari a -0,2 per cento. I dati si apprendono dal Documento di economia e Finanza approvato dal governo regionale lunedì scorso.
Così, per quanto il governo parta dall’assunto del “difficile andamento dell’economia internazionale e nazionale che ha inciso sulle prospettive dell’economia regionale”, prevede la crescita dell’economia regionale.“La Sicilia – si legge nel Defr -, dopo aver attraversato la più acuta crisi economica della sua storia recente, riprende un percorso di crescita”.
Le imprese chiudono
I dati però raccontano anche di una Sicilia in stagnazione. Nel primo trimestre del 2019 le imprese attive hanno avuto un leggero calo (0,1 per cento). Nel settore dell’agricoltura sono attive 79mila aziende. Nel settore dell’industria le imprese attive sono state 29mila, con una diminuzione dello 0,8 per cento delle aziende. Stesso calo è quello sperimentato nel settore delle costruzioni dove sono attive 41mila aziende. Unico dato positivo quello sui servizi con una variazione positiva dello 0,1 per cento. In quest’ultimo settore le imprese attive sono 216mila euro. Stagnazione anche per ciò che riguarda l’occupazione. Nel 2017 gli occupati in Sicilia erano un milione e 367mila, nel 2018 c’è stato un calo di 40mila unità.
Le riforme
Composto di tre parti, il Def è il documento in cui il governo regionale anticipa i contenuti della sua programmazione finanziaria per l’anno successivo. Il documento va approvato entro il 30 giugno. Nel documento il governo annunzia quali sono quindi le politiche che intende attuare nel 2020. Per questo oltre ad alcune riforme già approvate da Palazzo dei Normanni come quella sulla semplificazione amministrativa, pesca e il diritto allo studio, Palazzo d’Orleans punta sui ddl da poco approvati dalla giunta regionale come quella sui consorzi di bonifica e quello sull’urbanistica. All’ordine del giorno dell’esecutivo regionale inoltre c’è la riorganizzazione di alcuni enti regionali.
Una buona parte del Defr è rivolta alle politiche amministrative in programma. Si parte anzitutto, come detto dalla spesa per gli investimenti, poi c’è attenzione alla politica di spesa e di indebitamento. “Sul piano finanziario – si legge in una nota dell’assessorato all’Economia guidato da Gaetano Armao – , durante il 2018 e nei primi mesi di quest’anno, il Governo non ha acceso nuovi mutui, circostanza che ha consentito la riduzione del debito pubblico regionale che è sceso sotto i 5 miliardi, ai livelli dell’anno 2010. Dai dati pubblicati nel Bollettino sul fabbisogno finanziario, aggiornato al 31 marzo, è emerso, infatti, che l’indebitamento complessivo (debito e anticipazione) si riduce, rispetto allo scorso anno, di 500 milioni”.
Il rapporto con lo Stato
Un lungo capitolo del documento di programmazione economica, poi, è dedicato al rapporto fra lo Stato e la Regione. Il governo Musumeci rivendica così il fatto che “gli accordi finora conclusi, tra minori uscite ed entrate dirette, hanno un valore che supera i 2 miliardi di euro”. Lo sguardo è poi alla ridefinizione del contributo di finanza pubblica e alla riscrittura degli accordi finanziari per l’applicazione dell’ultima parte dello Statuto regionale.
La riorganizzazione del patrimonio
Fra gli interventi che il governo regionale punta a metter in atto c’è la ricognizione del patrimonio demaniale e una razionalizzazione del patrimonio regionale, un tema che qualche giorno fa è stato oggetto di dibattito all’Ars e che è inserito nel Collegato alla Finanziaria per il 20189. All’ordine del giorno ci sono ancora lo sblocco delle assunzioni alla Regione, la rigenerazione del settore dei beni culturali, gli investimenti sul turismo e ancora Rifiuti e ridefinizione della gestione idrica.
Infrastrutture e trasporti
Attenzione poi è dedicata al tema delle infrastrutture e dei trasporti, da una parte per tutte gli interventi che già Palazzo d’Orleans ha in programma dall’altra per un’altra delle battaglie che il governo Musumeci si è intestato: quello per l’insularità. La Sicilia d’altronde è la penultima Regione per accessibilità autostradale e ferroviaria dopo la Sardegna mentre è sempre penultima ma davanti alla Valle d’Aosta per accessibilità all’alta velocità. Va meglio invece l’accessibilità ai trasporti aerei.
Anche quest’anno, infine, il Documento di economia e finanza, rivolge le proprie attenzioni a quella che qualche mese fa proprio il governo ha chiamato “una strage generazionale”. “Secondo gli ultimi dati dello Svimez – scrive la nota di via Notarbartolo -, dal 2002 al 2017, il Mezzogiorno ha perduto più di 600 mila giovani e la Sicilia non meno di 200 mila”. “Una ‘devastazione del capitale umano’ – sono le parole del documento – che si può fermare realizzando significativi interventi infrastrutturali, favorendo lo sviluppo delle imprese, attraendo investimenti e stimolando la nascita di startup”. Adesso, dai buoni propositi bisognerà passare ai fatti.
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04 Luglio 2019, 21:15