13 Aprile 2015, 17:52
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PALERMO – C’è Nunzia, la picciridda della famiglia Graviano, e i triumviri di Brancaccio. Ci sono i fiancheggiatori dei boss e i picciotti delle estorsioni. Nell’elenco dei condannati in appello c’è l’intero organigramma di quella che gli investigatori avevano definito la nuova mafia del mandamento. Un mandamento retto, sempre e comunque, dai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano.
Arrivano degli sconti di pena, ma regge l’impianto accusatorio della Procura. Tra i condannati ci sono pure Giuseppe Arduino (10 anni contro i 16 del primo grado), indicato come il reggente del clan per conto degli storici capimafia. Arduino, ufficialmente portiere d’albergo, si sarebbe affidato ad un triunvirato composto da Antonino Sacco, Giuseppe Faraone e Cesare Lupo. I primi due sono stati condannati oggi dalla prima sezione della Corte d’appello presieduta da Gianfranco Garofalo. Lupo viene giudicato in un altro processo.
Erano ancora i fratelli Graviano, capimafia dell’ala stragista di Cosa nostra, nonostante il 41 bis, dissero gli investigatori, a reggere le sorti di Brancaccio. Filippo e Giuseppe avrebbero coinvolto la sorella Nunzia tornata in libertà dopo avere scontato una condanna per mafia. Nunzia, soprannominata la picciridda, si era trasferita a Roma, dove gestiva un bar. Viveva in un bell’appartamento ai Parioli. Ed è qui che fu arrestata nel 2011 dagli agenti della Sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo coordinati dall’allora procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dai sostituti Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli. Secondo gli investigatori, sarebbe stata lei il terminale delle estorsioni. Il collaboratore di giustizia Fabio Tranchina così descrisse la scalata al potere della donna quarantaseienne: “Nunzia mi disse ‘da questo momento in poi ci sono io a valere nella nostra zona, ti raccomando questo discorso tienilo chiuso’, e mi fece un segno con le mani come di tenermi chiuso”.
Questo l’elenco completo degli imputati e le rispettive condanne: Antonino Sacco (15 anni 4 mesi contro i 16 del primo grado), Giuseppe Arduino (10 anni, ne aveva avuto 16), Antonino Caserta (11 anni e 4 mesi contro i 12 anni del primo giudizio), Matteo Scrima (8 anni), Girolamo Celesia (9 anni e 9 mesi, ne aveva avuto 10 anni e otto mesi), Pietro Asaro (8 anni, quattro in meno del primo grado), Nunzia Graviano (tre anni in continuazione con una precedente condanna), Marcello Filippo Tutino (8 anni e 8 mesi, in primo grado gli erano stati inflitti 10 anni e otto mesi), Giuseppe Faraone (9 anni e 4 mesi contro i 10 anni di primo grado), Antonino Mistretta (4 anni contro i 6 del giudizio di primo grado), Antonino Lauricella (4 anni e messo, di anni di carcere ne aveva avuti 8), Salvatore Conigliaro (5 anni contro gli 8 del primo grado), Christian Divano (2 anni, la metà del primo grado), Giovanni Arduino (tre anni, uno in meno del primo grado), Salvatore Corrao (due anni, contro i 4 anni del giudizio in Tribunale), Benedetto Graviano (4 anni).
Gli unici quattro nuovi assolti sono Michelangelo Bruno (aveva avuto quattro anni in primo grado, ma è stato totalmente scagionato da ogni accusa ed esce pulito dal processo d’appello), Pietro Arduino (aveva avuto 8 anni), Salvatore Perlongo (era stato condannato a 4 anni) e Armando Porretto (condannato in primo grado a 6 anni). Erano difesi dagli avvocati Domenico Trinceri, Filippo Gallina, Miria Rizzo, Dario Gallo e Ugo Castagna.
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13 Aprile 2015, 17:52