Grillo si è ripreso il Movimento | E Di Maio recita da “statista”

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25 Settembre 2016, 06:02

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PALERMO – “Sì, sono tornato”. Beppe Grillo dal palco di Palermo si è ripreso il Movimento. Lo ha fatto ricordando Gianroberto Casaleggio (“Mi manca”). “Qualcuno mi chiederà: ma non dovevi fare un passo di lato? Sei forse rientrato? Ebbene sì, sono rientrato. Io resisto”. Il popolo grillino sembrava aspettare solo questo. “Al passo di lato non ci ho mai creduto più di tanto”. Non è un caso che Grillo abbia deciso, in occasione della manifestazione nazionale del Movimento cinque stelle, di aprire gli interventi dal palco per il resto un po’ scialbi. A cominciare da quello di Chiara Appendino, accolta come una “star” al Foro Italico in mattinata, quando ha deciso di fare un giro tra i gazebo delle varie amministrazioni a Cinque stelle, non ha incendiato la platea, facendo cenno al “Salone del libro”, e all’orgoglio “di essere il sindaco di Torino, ma soprattutto un sindaco Cinque stelle”. Un intervento poco “grillino”. Poco prima aveva laconicamente incoraggiato Virginia Raggi: “E’ determinata, ce la farà”. Il sindaco di Roma arriverà oggi.

Certamente più chiassosa l’entrata in scena dell’altro big, Alessandro Di Battista. Un arrivo da fiction, a capo di un carosello di motociclette che non hanno risparmiato sul clacson. “Diba, diba” l’ha accolto il Movimento, all’ingresso del Foro Italico. In serata, il passaggio sul palco. Forse il più convincente, tutto sommato. Un intervento iniziato col racconto del suo viaggio in moto per raggiungere la Sicilia. “Nessuno in cinquemila chilometri – ha detto- mi ha chiesto notizie su questa riforma della Costituzione. La mafia? Si è diffusa ovunque, è a Roma, a Milano. In Sicilia – ha aggiunto – scopriamo che si chiudono ospedali pubblici e in cambio sorgono cliniche private. Il nostro unico lobbista è il popolo italiano. Renzi occupa la Rai? Noi scenderemo in piazza. Renzi è il Berlusconismo 2.0. Siamo forti e siamo tanti. E mentre i vecchi politici scendono in piazza solo a ridosso delle elezioni, promettendo qualcosa, noi siamo sempre in piazza e non chiediamo nulla”.

Poco prima, una carrellata di giornalisti, economisti, parlamentari Cinque stelle. Le solite invettive contro la stampa “serva”, contro le banche, Equitalia, la burocrazia europea e il Pd. Tra questi, ecco l’intervento a gamba tesa del senatore Michele Giarrusso, che ha puntato il dito contro il Ministro dell’interno Angelino Alfano: “Solo a noi sembra una cosa grave, assurda, il fatto che un ministro degli Interni fosse all’inaugurazione di un ristorante sequestrato perché dei mafiosi? Le cose sono due: o Alfano non sapeva e vuol dire che siamo tutti in pericolo, o Alfano sapeva. In quel caso sarebbe il ministro della malavita”. Parole smentite seccamente da Alfano che ha promesso querela.

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Completamente diversi i toni dell’intervento di Luigi Di Maio, salito sul palco con l’abito dello statista. Nessun accenno ai problemi romani, alle tensioni interne al movimento. No, “bisogna pensare a come dovrà essere l’Italia tra 15 anni – ha detto – oggi lanciamo una idea di Paese a medio e lungo termine. Lo faremo con la partecipazione. Una comunità che fa risorgere lo Stato. Per cambiare questo Paese dobbiamo innamorarci del futuro. Gli altri non hanno una idea di futuro. L’unica idea che hanno è quella di prendersi l’argenteria di casa nostra. Dobbiamo essere noi, e dobbiamo deciderlo stasera, se farci prendere tutto”. Poi uno sguardo alle prossime elezioni regionali: “Il 2017 è l’anno della Sicilia. Le manca solo un governo Cinque stelle e l’anno prossimo glielo daremo. Spero con tutto il cuore – ha proseguito Di Maio – di trovarvi qui a festeggiare la vittoria del Movimento cinque stelle alla Regione siciliana e poi ci lanceremo verso le politiche”. Il predestinato è lui. Il candidato premier è lui. Lo percepisci dal modo col quale la platea segue l’intervento. Dalle opinioni dello staff su “Luigi, è il più bravo”, da quelle dei militanti. Sono già alle spalle gaffe e bugie, mail e sms, errori e “disattenzioni” come le definiva qualcuno tra i gazebo.

C’è tempo per l’apparizione di Davide Casaleggio, il figlio del fondatore del movimento Gianroberto, scomparso recentemente: “Non sono qui per sostituire mio padre, ma per ricordarlo”, ha spiegato dal palco. Questo – ha aggiunto – era il sogno di mio padre e ora è il sogno di milioni di Italiani, di tutti noi. Dobbiamo custodire questo sogno. Dobbiamo restare uniti, e uniti realizzeremo il nostro sogno”.

Ma il palco è suo. È tornato, eccome. Beppe Grillo è carico. Definisce Renzi un “menomato morale”, parla della Sicilia “che ha fatto nascere Andreotti con i voti di Salvo Lima, che ha fatto nascere Berlusconi. Questo è il far west: c’è tutto e il contrario di tutto. Siete un’isola ma non siete un’isola, siete autonomi ma non siete autonomi”. E Grillo non vuole stare di lato. Si è ripreso il Movimento. “Mi sto allenando per fare Malta-Palermo a nuoto” rilancia. E ha deciso anche il resto: si va meno in tv (“Solo su argomenti precisi”), Di Maio è lo statista, Dibba il battitore libero. “E vadano tutti a fanculo”, chiude. Si riparte da capo. Da un nuovo vaffa day E al Movimento sembra andare bene così.

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25 Settembre 2016, 06:02

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