Guerra fra clan per le scommesse| Alla fine “vinse” Bacchi

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06 Febbraio 2018, 05:26

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PALERMO – Ci fu una guerra sulla gestione delle scommesse. Gerardo Guagliardo Orvieto con il suo marchio Leaderbet sarebbe stato l’antagonista di Benedetto Bacchi. Se quest’ultimo è stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio, ad Orvieto viene contestato di essere stato organico al clan mafioso di Partinico. Stessa cosa per Giuseppe Lo Bianco e Antonio Vincenzo Lo Piccolo: tutti e tre avrebbero creato un gruppo entrato in concorrenza con Bacchi.

Orvieto è stato l’uomo di Cosa nostra per la gestione del business delle scommesse, almeno fino al suo arresto, avvenuto nel 2014, quando fu fermato mentre stava per assaltare una banca. Anche Orvieto, partendo da Partinico, avrebbe cercato di trovare gli agganci giusti con i boss di Palermo.

Le indagini partirono da una conversazione fra Antonino Di Maggio, poi condannato a 8 anni e 4 mesi, e il boss dell’Acquasanta Vito Galatolo, oggi collaboratore di giustizia. Discutevano di scommesse con una terza persona, soprannominata “Jonathan”, che solo dopo sarebbe stato identificato in Orvieto.

Galatolo raccontava che per le “macchinette” piazzate a Resuttana si doveva discutere con “Ninì”, nomignolo con cui è conosciuto Bacchi. Galatolo era perplesso e Orvieto metteva le cose in chiaro: “Forse non lo hai capito questi sono quelli contro di noi”. Galatolo avrebbe dovuto stoppare i rapporti con l’imprenditore perché “vedi che questi sono carabinieri, ti stai unendo, io te lo dico come un fratello, con due carabinieri”.

Di ben altra pasta era Orvieto che di sé stesso diceva: “Allora per ora là… fuori da noi c’è mio padrino.. Lo Piccolo… Vocè… l’unico che … della famiglia nostra diciamo che è grosso ed è fuori dopo 18 anni”. E cioè Vincenzo Lo Piccolo, condannato per mafia e componente di una famiglia storica della Cosa Nostra di Carini.

In effetti Orvieto aveva ottenuto l’appoggio dei mafiosi di Resuttana per l’apertura delle sue agenzie e adesso aveva in cantiere di fare la stessa cosa con i boss di San Lorenzo. Ne parlava Onofrio Terracchio, arrestato nel blitz Apocalisse del 2014: “Salvuccio” e “Jonathan” si erano organizzati per “i siti” e Orvieto gli aveva riferito di aver preso accordi per “là sotto” (termine utilizzato per indicare la famiglia mafiosa di Resuttana) dove gli era stato assicurato che “c’era posto”.

“Jonathan” aveva chiesto a Terracchio la stessa disponibilità da parte della famiglia mafiosa di San Lorenzo. A San Lorenzo, però, lo avevano bloccato. I Biondino, altro nome storico della mafia, come raccontava Terracchio, non erano d’accordo: “… sì ma tu… però Jonathan che dico… ti vuoi mettere il ‘2875’ con il leaderbet la differenza è molta… no?… dice là è grossa”. “B2875” è il marchio di Bacchi che, a giudicare dalle parole di Terracchio, garantiva condizioni più vantaggiose ai mafiosi palermitani”. Alla fine Bacchi avrebbe avuto la meglio, penetrando in tutta la città.

 

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06 Febbraio 2018, 05:26

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