18 Maggio 2014, 06:00
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PALERMATO – Tra dieci giorni esatti, quel contratto compirà sei anni. L’ultimo contratto collettivo di categoria approvato dall’Aran Sicilia risale al 2008. Da allora, ecco qualche nota, qualche sollecitazione, qualche parere. E tanti soldi spesi dalla Regione. Una Regione che si gode il lusso di un “proprio” Aran. Tutto siculo. A differenza della maggior parte dell altre, che “dialogano” con l’Agenzia nazionale. Tutto, come detto, per la modica cifra di 15 milioni di euro, dalla sua nascita (era il 2004) a oggi. Uno “spreco”, secondo il responsabile Welfare del Pd, Davide Faraone, che ha indicato nella “chiusura” dell’ente uno dei dieci punti del decalogo dei risparmi presentato al governatore Crocetta.
Ma cos’è l’Aran? Di cosa si occupa? Stando al suo sito ufficiale, i compiti dell’Agenzia sono quelli “di rappresentare legalmente la Regione in sede di contrattazione collettiva regionale, e, pertanto, svolge ogni attività necessaria alla definizione dei contratti collettivi del personale dipendente dalla Regione e dagli enti pubblici non economici sottoposti a vigilanza e controllo della Regione, previa deliberazione degli indirizzi per la contrattazione da parte della Giunta regionale del governo”. Per fare questo, oggi, l’ente, che ha sede nei locali dell’assessorato della Funzione pubblica, in via Trinacria, può contare sul lavoro di una dozzina dipendenti. Di cui tre dirigenti. A guidare però la macchina, è il presidente Claudio Alongi. Avvocato già assai noto nel settore “pubblico” per le decine di consulenze soprattutto per le società partecipate della Regione, oltre che per essere il marito dell’attuale capo della burocrazia regionale Patrizia Monterosso.
Così, a quelle consulenze, il presidente dell’Aran aggiunge un “gettone”, stando al sito ufficiale dell’agenzia, di cinquantamila euro lordi l’anno. Tutto sommato una cifra assai contenuta, se confrontata col vecchio presidente, Girolamo Di Vita, il cui stipendio, fino a un paio di anni fa, arrivava alla bellezza di 150 mila euro lordi. E a dire il vero, assai più alte di quelli dell’attuale presidente sono le indennità dei tre dirigenti dell’ente. Per Nino Emanuele, ex capo di gabinetto dell’allora assessore alla Formazione Mario Centorrino, ad esempio, l’Aran spende una cifra di circa 96 mila euro l’anno. Un po’ inferiore (ma solo per questioni di ‘anzianità) la spesa per gli altri due dirigenti Giovanna Brancato e Santo Cerami (circa 90 mila euro annui a testa). Insomma, solo per i tre dirigenti e per il commissario, l’Aran spende quasi 330 mila euro l’anno. A questi vanno aggiunti i compensi per l’unico consulente in organico, il revisore unico Fabio Petruzzella (11 mila euro l’anno per quattro anni) e quelli degli otto funzionari direttivi.
Ma non solo. L’Aran, infatti, nel frattempo ha anche pagato 30 mila euro per il leasing delle auto di servizio, e altri 47 mila euro per spese legate ai protocolli e alle apparecchiature informatiche. Tutti soldi spesi per fare… poco o nulla. Come ha denunciato anche il responsabile Welfare del governo nazionale, Davide Faraone: “L’ultimo contratto di categoria firmato – ha detto il parlamentare Pd – risale al 2007, e nonostante ciò si mantengono otto dipendenti di cui tre dirigenti inutlilzzati. Le funzioni potrebbero passare al dipartimento della funzione pubblica”.
A dire il vero, come detto, l’ultimo contratto è del 22 maggio del 2008, ed è destinato al “comparto non dirigenziale” per il quadriennio 2006-2009. Nel frattempo, poco altro. Per il settore della dirigenza, dopo la firma di quel Contratto collettivo, ecco un paio di “accordi quadro”, tra cui quello per i permessi sindacali per arrivare al recente accordo sul salario accessorio. Per i “non dirigenti” una media di due accordi sindacali l’anno. Qualche parere, qualche convocazione. Poco più.
Dal 2004 a oggi, però, l’Aran è costato quasi quindici milioni di euro. Nonostante i tagli che hanno fatto scendere, di anno in anno, la spesa per questo ente. La previsione di spesa per il 2013 infatti – ultimo dato desumibile dai bilanci Aran – è di 807 mila euro. Nel 2012 era stata di un milione, mentre nel 2011 la spesa è stata superiore a 1,7 milioni di ero. Nel 2010, invece, Palazzo d’Orleans ha stanziato 1,16 milioni di euro, nel 2009 1,45 milioni di euro, nel 2008 un milione e mezzo di euro, così come nel 2007, quando è stato sottoscritto l’ultimo contratto dei regionali. Nel 2005 e nel 2006, l’Aran è stato finanziato con oltre 2,7 milioni di euro (1,6 nel 2006 e 1,1 nel 2005). Nulla a che vedere con quanto scucito nel 2004: addirittura 2,2 milioni euro circa. Quindici milioni, insomma, spiccioli più spiccioli meno è costata l’Agenzia nata per sottoscrivere i contratti dei regionali. Peccato che l’ultimo di quei contratti risalga ad appena sei anni fa.
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18 Maggio 2014, 06:00