“Ha peggiorato la qualità dell’aria” | Siracusa, Petrolchimico sequestrato

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21 Luglio 2017, 14:15

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SIRACUSA – Sequestrati impianti Esso e Isab del Petrolchimico di Siracusa. L’accusa è: inquinamento dell’aria. Con un provvedimento a suo modo storico la Procura di Siracusa ha ottenuto dal Gip del tribunale aretuseo, il sequestro di due impianti del Petrolchimico e l’imposizione di prescrizioni. Un pool di magistrati, Margherita Brianese, Davide Lucignani e Marco Di Mauro, coordinati dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano, ha ottenuto il provvedimento dopo due anni di indagini che hanno portato, nei confronti di Esso e Isab, al riconoscimento di “un significativo contributo al peggioramento della qualità dell’aria dovuto alle emissioni degli impianti”.

Il provvedimento di sequestro sottoscritto dal Gip Michele Consiglio prevede anche l’istituto della restituzione dei beni, che in questo caso equivale “all’imposizione di talune prescrizioni volte a consentire l’adeguamento degli impianti alle norme tecniche vigenti”. Queste le prescrizioni. Nei confronti del colosso Esso la Procura ha disposto la riduzione del livello delle emissioni in atmosfera, sino al rispetto dei livelli previsti, per ben 24 punti di emissione. Due sono camini che emetterebbero livelli fuorilegge di ossidi di zolfo; gli altri ventidue sono i camini che emettono ossidi di azoto. Sempre nei confronti di Esso disposta la copertura delle vasche di trattamento delle acque. Misto di acque meteoriche e reflui industriali negli anni passati debordavano all’interno degli impianti a ogni pioggia rilevante. Anche questo generava nei centri abitati limitrofi un innalzamento dei livelli di miasmi di origine industriale.

La Esso avrà tempo 12 mesi per realizzare un progetto di copertura delle vasche. Ancora nei confronti della Esso: il monitoraggio del tetto di tutti i serbatoi contenenti prodotti volatili, spesso mantenuti in condizioni di temperatura tali da generare emissioni diffuse. Disposta inoltre la realizzazione e messa in esercizio di impianti di recupero vapori ai pontili di carico e scarico. Le fasi di carico e scarico di enormi quantitativi di sostanze petrolifere nei pontili, senza questa precauzione a norma di legge, è una delle cause della presenza in atmosfera di un inquinante specifico: gli idrocarburi non metanici. Infine il provvedimento del tribunale di Siracusa impone alla Esso l’adeguamento dei sistemi di monitoraggio delle emissioni comprese nel valore di bolla, attraverso l’adozione di sistemi di monitoraggio in continuo e della messa a disposizione dei dati registrati per via telematica all’Arpa di Siracusa. Per gli stabilimenti l’altra azienda, la Isab, il provvedimento della Procura prevede più o meno le stesse prescrizioni: nella raffineria Isab Impianti Sud la Procura chiede la riduzione delle emissioni mediante la copertura delle vasche di trattamento acque: realizzazione entro 12 mesi con garanzia fidejussoria. Per gli impianti Nord e Sud imposto il monitoraggio del tetto di tutti i serbatoi contenenti prodotti volatili; e la realizzazione e messa in esercizio di impianti di recupero vapori ai pontili di carico e scarico. Infine, l’adeguamento dei sistemi di monitoraggio delle emissioni comprese nel valore di bolla: ossia un monitoraggio che tenga conto dei valori limite degli inquinanti considerando solo i camini in cui quelle sostanze vengono prodotte.

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Anche Isab dovrà comunicare in tempo reale, attraverso la via telematica, i dati del monitoraggio all’Arpa. L’indagine, iniziata due anni fa, si è avvalsa del supporto tecnico di consulenti come Mauro Sanna, già chimico di Arpa Lazio, che si è occupato in passato anche dell’Ilva di Taranto. Nell’ultimo lustro diversi esposti sono giunti alla Procura di Siracusa, da privati cittadini, associazioni e enti (anche i Comuni), per denunciare la cattiva qualità dell’aria. Le doglianze sembravano infrangersi in una vacatio legislativa certificata meno di un anno fa dall’Arpa: con una nota indirizzata al ministero e all’Ispra, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente chiedeva nuove norme per contrastare l’inquinamento dell’aria attorno al Petrolchimico siracusano, causato da sostanze “non normate”. Inquinanti, secondo la nota e i report sulla qualità dell’aria, presenti nei processi di lavorazione ma assenti dai tabellari di legge. Nel 2012 aveva tentato di riempire questo vuoto legislativo l’Ufficio speciale per le Aree a elevato rischio ambientale della Regione, con un decreto che le aziende impugnarono e che, alla fine, fu ritirato perché il governatore Crocetta soppresse l’Ufficio. Nel frattempo la Procura di Siracusa indagava e oggi il provvedimento di sequestro e le prescrizioni per i due colossi industriali Esso e Isab. “Una prima risposta che si riesce a dare alla popolazione in questa materia molto complessa”. È il commento del capo della Procura, Francesco Paolo Giordano. “Una risposta della Procura alle innumerevoli istanze che sono arrivate dal territorio sin da quando io mi sono insediato nel settembre 2013. – ha aggiunto – Abbiamo lavorato tantissimo, abbiamo trovato degli esperti di livello nazionale con i quali abbiamo concertato le prescrizioni che poi abbiamo emanato”.

“Ci siamo sempre comportati in aderenza alle autorizzazioni che ci sono state rilasciate”. E’ il commento rilasciato da Claudio Geraci, responsabile risorse umane e relazioni esterne Isab dopo il sequestro di due stabilimenti a Siracusa per inquinamento ambientale. “Il provvedimento ci è stato notificato poche ore fa e stiamo ancora cercando di capire gli elementi che ci vengono contestati e da dove scaturiscono – aggiunge – Noi abbiamo sempre ottemperato alle indicazioni dalle autorizzazioni rilasciate”.

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21 Luglio 2017, 14:15

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