18 Marzo 2015, 06:10
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PALERMO – Dopo le misure cautelari hanno rivendicato il loro diritto a manifestare e lottare per “la realizzazione di un’alternativa allo stato reale votato all’impoverimento della maggioranza della popolazione”. E hanno pure incassato la solidarietà di alcuni esponenti politici. Persino la regista e attrice Sabina Guzzanti si è mobilitata per loro.
Una catena di solidarietà che stride con i risultati delle indagini. Stiamo parlando dei diciassette appartenenti al centro sociale Anomalia-Ex Karcere per i quali il giudice ha disposto l’obbligo di firma in commissariato. Una decisione contro cui l’avvocato Giorgio Bisagna farà ricorso al Tribunale del Riesame. Leggere le accuse significa confrontarsi con un bollettino di guerra. Traumi cranici, mandibole fratturate e punti di sutura. Non è andata bene alle forze dell’ordine intervenute durante le manifestazioni non organizzate. In tanti sono finiti in ospedale.
Sono dure le parole usate dai pubblici ministeri che agli indagati contestano la pesante accusa di associazione a delinquere. Si parla di “un gruppo ben definito che ha mutato progressivamente il proprio atteggiamento da quello di dura protesta e disobbedienza nei confronti delle istituzioni locali, alla adozione di modalità di contrasto sempre più concrete e sempre più violente”. Ed ancora: “Sebbene appare evidente che tale gruppo, seppure ben strutturato, non ha ancora acquisito capacità di sovversione o di terrorismo, tuttavia sono stati registrati una molteplicità di episodi che denotano le potenzialità dell’organizzazione nel dirigere la piazza e le tensioni che in essa si esprimono verso un contesto di rabbia sociale che ben potrebbe sfociare in episodi ben più gravi e pericolosi e verso cui occorre intervenire per porvi un freno”.
Alcuni di loro, dopo i primi scontri, erano finiti sotto intercettazione. Le microspie della Digos hanno captato frasi che, secondo chi indaga, hanno un significato inequivocabile. “Cioè loro sono venuti bardati… con tutte cose e hanno caricato gli sbirri… mah tutta l’azione l’abbiamo fatta durare… almeno mezz’ora credo – uno degli indagati ricostruiva i tafferugli ad un altro che non vi aveva partecipato – … alla fine un bel po’… perché comunque poi abbiamo messo il delirio in via Maqueda per evitare…”.
Un altro si preoccupava per il fatto di essere stato filmato dalle forze dell’ordine: “Cesare mi fa… c’è un video in cui ti si vede bene… io ti riconosco perché a parte che sei l’unico che porta le scarpe bianche, perché solitamente tutti ce l’hanno sempre nere le scarpe, tu ce l’hai bianche…. ho capito… sposto uno dei vasi per metterlo in mezzo alla strada…”. Era piuttosto tranquillo: “… ho il cappuccio e gli occhiali da sole…e quasi sempre mi ripigliano di spalle… solo in uno mi si vede bene la faccia… ma non sto facendo proprio niente in quel momento… l’unico problema è quello del fumogeno, perché non ricordo se avevo il cappuccio in testa quando l’ho tirato… tanto che fanno per un fumogeno lanciato…”.
“Intanto ti fanno il processo… tu devi uscire un sacco di soldi”, la fidanzata si mostrava più preoccupata. E lui ammetteva: “…io l’ho preso uno… che tiro a muzzo?, se tiro, tiro bene… “. E la ragazza: “.. forse, no ne dovremmo parlare al telefono però di questo, amore…”. Altri due son stati intercettati mentre discutevano di caricare on line il video di alcuni scontri, finendo per autoaccusarsi degli scontri del 2011 in occasione della presentazione alla Mondadori del libro “Nessun dolore. Una storia di Casa Pound”. Doveva essere un video di propaga, un monito per “i fascisti” che “d’ora in poi sapranno che qualsiasi iniziativa a Palermo dovranno pagare un prezzo e che hanno agibilità soltanto se blindati dalla Polizia”.
Di contro gli indagati hanno sempre sostenuto di avere solo reagito alle azioni della polizia come uno degli indagati diceva in un’intercettazione: “Perché effettivamente poi ci rincorrevano… poi tra l’altro… oltre al fatto che poi hanno iniziato anche a sparare i lacrimogeni ad altezza d’uomo… infatti Annibale è stato preso… però aveva tipo il giubbotto di pelle…e non si è fatto granché”.
“Respingiamo il teorema centro sociale/associazione a delinquere. Anomalia è una realtà che opera nei quartieri popolari promuovendo cittadinanza attiva con attività sportive dopo scuola e momenti aggregativi per gli ultimi – spiega l’avvocato Bisagna -. Ridurre quest’esperienza ad una dimensione delinquenziale latamente eversiva è operazione che contesteremo nelle sedi giudiziarie. Il teorema della Procura peraltro è stato ridimensionato dal Gip che non ha accolto la richiesta di custodia cautelare formulata a carico di diversi indagati né ritenuto applicabile il 1 comma dell’art.416″.
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18 Marzo 2015, 06:10