I capelli di Borsellino | e l’attentato a Falcone

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18 Luglio 2010, 02:31

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In via Cilea, a Palermo, ci sono piante dolcissime e fiori al balcone. La strada profuma di verde e serenità domestica. Di caffè appena tolto dal fornello.
 Da casa dei Borsellino fino al giornalaio all’angolo sono pochi passi. In fondo, si svolta a sinistra per via Zandonai. Si cammina fino a un’insegna. C’è scritto: “Paolo, coiffeur per uomo”. Paolino Biondo ha il fisico e la maniere da compito barbitonsore. La sua bottega ha in dotazione tre sedili per avventori dalla zazzera bisognosa di forbici. Lui è piccolo e gentile, quasi calvo, come ogni barbiere palermitano che si rispetti. Ascolta. Risponde con garbo: “Sì, tagliavo i capelli del dottore Borsellino. Il giorno in cui uccisero Falcone era qui da me”.

Signor Paolino, che tipo di cliente era il giudice Borsellino?
“Bravo”.

 Ci sono quelli che dal barbiere stanno in silenzio e osservano cupi lo specchio, al passaggio delle forbici, persi nei loro pensieri. E altri che chiacchierano di calcio o di qualunque cosa per non sentirsi soli.
“Ah, il dottore era un miscuglio. Di solito stava zitto. Altre volte voleva parlare. E prendeva bonariamente in giro suo figlio Manfredi quando era un ragazzo, per via della prima barba”.

E’ Manfredi che ci ha svelato dove trovarla. Sa, ha avuto il terzo figlio. Una bimba.
“Che bellezza (Paolino Biondo zompa di felicità e quasi picchia la testa sul soffitto). Me lo deve salutare tanto”.

Se ci legge, lo consideri salutato. Dove sedeva il giudice?
“Qui (nel divanetto accanto alla porta, ndr). Aspettava il suo turno buono buono”.

Significa che non saltava l’attesa? Che non le spaventava i clienti con la scorta?
“Stava qui, paziente. E arrivava da solo, senza scorta, a piedi. Infatti, una volta gliel’ho detto”.

Che cosa gli ha detto?
“Dottore, vengo a tagliarle i capelli a casa. Lo faccio per lei…”.

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E lui?
“Paolì – mi ha risposto – non ti arrisicare. Mi vuoi togliere l’unico momento di normalità che mi è rimasto?”.

Era il 23 maggio del 1992…
“Finisco quasi di tagliare i capelli al dottore Borsellino, lui era qui da me di pomeriggio. L’ultima passata di lacca, mi pare”.

E che succede?
“Gli squilla il telefonino. Lo porta all’orecchio. Diventa pallido, il dottore, si alza di scatto. Ha il viso bianchissimo.  Prende i soldi dalla tasca e li posa sul tavolo”.

E lei?
“Dottore, che c’è?”.

E lui?
“All’inizio non risponde. Poi, con gli occhi persi nel vuoto, come se non mi vedesse,  sussurra: mio Dio, un attentato a Giovanni. Esce fuori correndo. Purtroppo, non l’ho incontrato mai più”.

Paolino, non faccia finta di non commuoversi. Chi era il giudice Paolo Borsellino?
“Una brava persona”.

Da casa dei Borsellino fino al barbiere di via Zandonai ci sono più di cento passi di normalità. Proviamo a percorrerli, immaginandoci nei vestiti di un giudice che sognava di tagliarsi i capelli come gli altri. Uno, due, tre… L’odore del verde, dei gerani al balcone, del caffè,   stringe il cuore con una tenerezza primitiva, da bambini.
E adesso lo sappiamo. Il 23 maggio del 1992, nella passeggiata fino alla bottega di Paolino Biondo, prima dell’attentato a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino era ancora un uomo vivo e felice.
Un colpo di forbici. E tutto cambiò.

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18 Luglio 2010, 02:31

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