31 Marzo 2022, 18:48
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CATANIA – Il gup Luigi Barone oggi era assente. E per questo il processo, stralcio abbreviato, ‘Sotto Scacco’ ha subito un rinvio. Oggi era in programma la requisitoria con le richieste di pena dei pm Andrea Bonomo e Giuseppe Sturiale. Si dovrà attendere ancora qualche settimana. Alla sbarra i clan di Paternò – gli alleati della famiglia Santapaola-Ercolano – con i loro boss di vertice. Infatti sono i ‘capi’ degli Alleruzzo, Assinnata e Amantea – le tre famiglie che formano la cellula paternese di Cosa nostra – che hanno optato per il rito alternativo. Insomma chi è imputato di associazione mafiosa. Gli altri imputati (in totale sono 78) invece sono stati rinviati a giudizio e affronteranno il dibattimento a partire dal 6 giugno.
L’inchiesta che ha portato al processo ha documentato gli affari illeciti delle tre famiglie mafiose paternesi, con ricadute anche nel tessuto economico-imprenditoriale. Il mirino degli investigatori – grazie anche alle intercettazioni – è arrivato fino alla vicina Belpasso, dove gli Alleruzzo-Assinnata-Amantea hanno una loro ‘influenza’ criminale. All’ombra del Castello Normanno c’è ancora il pizzo tra le fonti di profitto illecito della mafia. Ma quando sono andati a bussare dal cavaliere dei torroncini Condorelli hanno trovato la strada sbarrata. Anzi, l’imprenditore ha immediatamente denunciato ‘senza pensarci due volte’.
Nemmeno l’ergastolo ferma la voglia di comandare. Santo Alleruzzo – fratello del defunto capomafia Pippo – avrebbe approfittato dei permessi premio dal carcere per organizzare summit mafiosi. Vito Amantea poi avrebbe seguito le orme del papà uomo d’onore Franco. E per chiudere la triade, Pietro Puglisi del clan Assinnata avrebbe costruito solidi rapporti con imprenditori per ‘lavare i soldi sporchi’. Il boss con il reddito di cittadinanza – a cui è stato sospeso – avrebbe anche investito in gioielli e lingotti d’oro.
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31 Marzo 2022, 18:48