I droni americani a Sigonella

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31 Maggio 2013, 13:31

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PALERMO – A Sigonella arrivano i nuovi droni americani Global Hawk. Ad annunciarlo è il CeSI-Centro studi internazionali con un rapporto pubblicato sul sito dell’Osservatorio di politica internazionale. “Oggi il ruolo di Sigonella – si legge nel rapporto – si sta ulteriormente trasformando nel contesto delle operazioni americane e Nato con gli Aeromobili a pilotaggio remoto (Apr) Global Hawk stanziati permanentemente nella base e con la presenza di altri Apr lì basati in virtù di autorizzazioni temporanee”. Sono proprio i cosiddetti droni quelli in arrivo a Sigonella.

A redigere il rapporto è il responsabile Affari militari del Cesi, Francesco Tosato, che scrive anche come “nel prossimo futuro la base di Sigonella diventerà la sede operativa anche dei cinque Apr Global Hawk che verranno a breve acquisiti dalla Nato nel contesto del programma Alliance Ground Surveillance che vede la partecipazione di 15 Paesi membri dell’Alleanza tra cui l’Italia”. Un programma cui ha aderito pure l’Italia, votando il via libera nel 2009 con una spesa di 177 milioni di euro per la prima tranche.

L’arrivo dei droni intanto spaventa gli attivisti No Muos di Niscemi, anche se la presenza dei Predator temporaneamente di stanza a Sigonella è sottoposta a precise regole imposte dal governo italiano, perché comunque ha lo scopo di “permettere alle autorità americane il dispiegamento di questi determinati dispositivi qualora si presentassero delle situazioni di crisi nell’area nordafricana e del Sahel”, come si legge nel rapporto.

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Francesco Tosato però rivela che “ai tumulti della Primavera araba ha fatto seguito un deterioramento della situazione di sicurezza culminato nel sanguinoso attacco al consolato di Bengasi e nella recente crisi in Mali. In considerazione di tale situazione, la Difesa Italiana ha concesso un’autorizzazione temporanea allo schieramento di ulteriori assetti americani a Sigonella”. Insomma la situazione è in divenire. A commentare con preoccupazione i nuovi arrivi dell’aeronautica statunitense è Antonio Mazzeo, giornalista e componente del comitato No Muos, che parla proprio dei nuovi aerei da guerra: “Le sofisticatissime tecnologie a bordo non gli consentono di distinguere i ‘combattenti’ nemici dalla popolazione inerme con la conseguenza che oggi il Predator è uno dei sistemi di guerra più attenzionati dalle organizzazioni internazionali umanitarie e dalle stesse Nazioni unite che hanno avviato una commissione d’inchiesta sul suo spregiudicato utilizzo in Africa e Medio oriente”. Mentre continua il braccio di ferro sul sistema radar di Niscemi, la Sicilia si rivela un luogo sempre più nevralgico per lo scacchiere militare del Mediterraneo.

 

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31 Maggio 2013, 13:31

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