“Le stragi? siamo di fronte| a un muro di gomma”

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22 Luglio 2012, 20:09

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Il pm Antonio Ingroia protagonista dell’ultima giornata del Festival della legalità in tour, in corso a Castelvetrano. Ecco in diretta le parole del magistrato.

21.00. “La mia sensazione e’ che si tratta di una vicenda che non riusciremo mai a ricostruire nella sua completezza, siamo davanti a un muro di gomma. Siamo arrivati al limite di quanto la magistratura riuscirà ad accertare. Da un lato c’e l’omertà degli uomini di mafia che conoscono i dettagli della trattativa Dall’altro la reticenza degli uomini delle istituzioni protagonisti di quella stagione Dovremmo rimettere mano alla legge sui pentiti che ha innescato vecchi tabù che riportano alla memoria quelli illustrati da Buscetta a Falcone rispetto alla reticenza a parlare dei legami tra politica e mafia”.

20.52: “Oggi nel ventennale sia a Palermo che a Caltanissetta sono stati fatti passi in avanti. A Palermo siamo alla soglia di un possibile processo alla trattativa Abbiamo superato l’anticamera della verita’ e siamo entrati nella stanza della verita’ E’ una stanza buia dove qualcuno aveva sbarrato finestre e noi siamo entrati a lume di candela.

20.46. “Dobbiamo pensare in grande, ad una procura antimafia mondiale che elabori strategie di contrasto mondiali. Non voglio che si pensi che la mia e’ una ritirata nè una fuga Ci sono colleghi validissimi che roseguiranno sulla mia strada”

20.44. “Il mio non e’ un addio all’Italia ma solo un arrivederci. Lo considero come una prosecuzione del mio lavoro qui. Il problema della mafia non e’ solo di Palermo, di Castelvetrano o nazionale ma e’ internazionale. Matteo Messina denaro e’ solo una rotella di un ingranaggio globale”.

20.40. “Gli interventi di Eugenio Scalfari, che ho sempre stimato essendo un assiduo lettore di Repubblica, le sue accuse al limite della calunnia in un editoriale, addirittura accuse di illeciti, sono state motivo di profonda amarezza”.

20.35. “Ingroia interviene anche sulla decisione annunciata di partire per il Guatemala per un incarico delle Nazioni unite: “Non direi che le ultime vicende hanno inciso molto sulla mia decisione, semmai le polemiche ingiuste che mi investono quasi quotidianamente ormai da mesi, da anni, mi danno conferma sulla bonta’ della mia scelta. Ho le spalle abbastanza larghe da non impressionarmi per gli attacchi anche se alcuni mi hanno colpito particolarmente”.

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20.30. La nostra democrazia non potra’ crescere e maturare senza verita’
Nessuna commissione parlamentare antimafia ha messo per anni in cima all’agenda delle priorita’ un’inchiesta seria sulla stagione delle stragi e sulla trattattiva. Lo sta facendo adesso la commissione Pisanu ma un po’ in ritardo. Anche questo ha a che fare con questo rapporto difficile che il nostro paese ha con la verita”

20.27. “Il nostro e’ il paese di Machiavelli. Con la verita’ abbiamo un rapporto difficile, persino dentro quello che dovrebbe essere il regno della verità ovvero la giustizia”

20.25 “La magistratura deve operare dentro la societa’ non solo dentro il palazzo di giustizia”

20.22 “La guerra tra politica e giustizia e’ stata una reazione di una classe dirigente nei confronti di un altro pezzo di classe dirigente per il rinnovamento della societa’. Nel ceto politico questa rivolta nn c’e stata, nn ha fatto breccia, anzi ci sono stati passi indietro”

20.19 “Quando Borsellino fu ucciso non ci fu solo la rivolta popolare, come la contestazione del comitato dei lenzuoli contro le istituzioni. Noi magistrati della procura, eravamo in otto, non solo ritenemmo fondate le ragioni della protesta ma ci dimettemmo dal pool antimafia in segno di protesta contro l’allora procuratore capo giammanco. Rischiammo un procedimento disciplinare da parte del Csm, ma alla fine Giammanco ando’ via e venne Caselli. Oggi 20 anno dopo, 4 di quei rivoltosi coordinano a Palermo le indagini antimafia da procuratori aggiunti. Se siamo ancora ai vertici vuol dire che la magistratura e’ cambiata in positivo, ha seguito gli insegnamenti falconiani.

20.01 “Il magistrato è visto come un cane da guardia del potere, gli vengono concessi mezzi e uomini quando la mafia alza il tiro e diventa incontrollabile. In quel caso si danno alla magistratura consenso, protezione e leggi. E’ successo negli anni 80 e dopo le stragi. Quando i magistrati non accettano di essere cani da guardia del potere e applicano le leggi x tutti non servono piu’ e vengono isolati, diventano piu’ pericolosi dei mafiosi stessi. Ancora piu’ grottesca e’ la campagna di stampa che viene usata x denigrarli, si arrivano ad usare i nomi di due martiri ed eroi morti contro i colleghi vivi che fanno il proprio dovere”.

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22 Luglio 2012, 20:09

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