09 Agosto 2022, 17:35
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“Guarda, secondo me le percentuali sono queste: venti per cento Musumeci, quaranta per cento Prestigiacomo, quaranta per cento Pagano”. Così dice la prima voce di centrodestra, con il preambolo dell’anonimato. La seconda conferma: “La nostra linea è nota, ma se dovessimo guardare in casa d’altri, Pagano sarebbe un nome spendibile”. E sono due. Dunque, nella sciarada della candidatura presidenziale leghista per le regionali siciliane, non bisogna dimenticare la potenziale ‘sorpresa’ Alessandro Pagano (nella foto con Matteo Salvini), vice capogruppo alla Camera. Almeno, secondo il mutevole oroscopo delle ultime ore, corroborato da qualche chiacchierata telefonica e senza escludere qualche reciproco ‘dispettuccio’, potrebbe essere lui a raccogliere il testimone.
Nei prossimi giorni, un vertice romano dovrebbe sciogliere i nodi intricatissimi del candidato del centrodestra per Palazzo d’Orleans. Era stato fissato l’orizzonte temporale di mercoledì, cioè, domani. Ma ancora non si sa niente e qualcuno mormora: “Non li spendo i soldi dell’aereo, se non siamo sicuri”. E tutto c’è, nella coalizione, fuorché la sicurezza. La questione siciliana, appunto, è complessa. Ma a pesare è, soprattutto, il quadro nazionale, in ossequio al quale saranno decisi i candidati, con gli occhi puntati sulla Lombardia.
“Il centrodestra unito è un valore aggiunto a livello nazionale, in Sicilia e in Lombardia”, così il leader della Lega, Matteo Salvini che non smentisce il suo ritornello: “In Sicilia decidono i siciliani, come ho sempre detto. Non i milanesi o i romani”.
Tornando a Pagano: la sua potenziale corsa potrebbe avere il via libera solo se Nino Minardo, che resta formalmente in pole, decidesse di continuare il suo impegno politico romano e da segretario salviniano in Sicilia, chiamandosi fuori dalla contesa elettorale.
Tuttavia, gli ostacoli, per l’uno o per l’altro, non mancherebbero. Nella spartizione delle candidatura, secondo le decisioni romane, l’isola potrebbe toccare a Forza Italia e tornerebbe in auge Stefania Prestigiacomo, con l’incognita Miccichè. C’è poi il convitato di pietra, il presidente uscente, Nello Musumeci, sostenuto, nella candidatura, dai meloniani. Non sarà facile scavalcare lui e il potere di gradimento o non, su un altro nome, che ‘Fratelli d’Italia’ reclama, sottolineandolo con forza. Se, in prima battuta, non si trovasse un’intesa, Musumeci sarebbe l’unico modo per evitare il caos a pochi giorni dal voto. (Roberto Puglisi)
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09 Agosto 2022, 17:35