16 Dicembre 2017, 20:28
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PALERMO – Dopo le reazioni furiose dei deputati Antonello Cracolici, Giuseppe Lupo, Anthony Barbagallo, dopo le critiche aspre del segretario regionale Fausto Raciti e del responsabile organizzativo Antonio Rubino, adesso anche i renziani del Pd puntano il dito contro i “compagni” che hanno votato, in occasione della presidenza dell’Ars, per Gianfranco Micciché. Insomma, i quattro voti Dem andati al candidato del centrodestra sembra non abbiano un padre.
“Abbiamo lavorato in questi giorni – ha detto ad esempio Giuseppe Bruno, tra i più vicini al sottosegretario Davide Faraone – per un accordo istituzionale che tenesse dentro tutte le forze politiche senza inciuci e senza implicazioni politiche. Fallita questa ipotesi abbiamo presentato la candidatura di Nello Di Pasquale proprio per rappresentare in maniera trasparente la posizione dei PD. Chi ha scelto di non votarlo – aggiunge – deve assumersene la responsabilità. Da oggi occorre però rilanciare l’azione politica del nostro partito in Sicilia quale forza di opposizione al governo di destra recuperando il dialogo coi Siciliani dinanzi alle tante emergenze della nostra terra”.
Gli fa eco il deputato catanese Luca Sammartino: “L’area renziana del Pd era, fin dall’inizio e in linea con ciò che ha sempre fatto, favorevole ad un accordo istituzionale di alto profilo e contraria a qualsiasi accordo con i 5 stelle proposto, invece, da altri esponenti del partito. Certificata l’impossibilità di un accordo che uscisse dalle logiche spartitorie e fosse frutto solo dell’interesse della Sicilia – ha aggiunto – siamo confluiti su un candidato presidente espressione proprio dell’area renziana come Nello Dipasquale. Chi ha scelto diversamente nel segreto dell’urna si assume la responsabilità, personale e politica, delle sue scelte e dei suoi, eventuali, accordi sotterranei. Non vogliamo, tuttavia, inscenare una caccia alle streghe che si concluderebbe facilmente con un risultato ovvio per chiunque sappia fare due più due. Non ci stiamo al gioco dei sospetti e ricordiamo, ancora una volta, – ha precisato – che il candidato ‘tradito’ era il nostro. Continuare su questa polemica sarebbe sterile. E’ opportuno, invece, che si recuperi subito uno spirito di unità in aula per la gestione delle legislatura nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione – ha concluso – che sono profondamente diversi ma entrambi importanti”.
E a smentire ogni voto contrario alle indicazioni di partito anche Nello Dipasquale: “Innanzitutto – ha detto – intendo rivolgere un grande augurio di buon lavoro al Presidente Gianfranco Miccichè per il ruolo che va a ricoprire, che è di grande importanza per garantire tutte le forze politiche presenti al Parlamento siciliano. Ringrazio i parlamentari del Partito Democratico che hanno indirizzato la loro preferenza nei miei confronti. La mia, voglio chiarirlo, altro non era che una candidatura di servizio: mi era stato detto che sarebbe stata utile al Partito e ho accettato senza esitazione. Evidentemente – ha aggiunto – alcuni colleghi non hanno gradito e condiviso. Sarebbe stato sufficiente dirlo per tempo e li avrei sollevati dall’imbarazzo di dover votare qualcun altro invece del sottoscritto, evitando di candidarmi alla Presidenza dell’ARS. Poco male: il Partito Democratico è una forza politica unita, nonostante l’episodio odierno, – ha concluso – e faremo valere il nostro peso nel Parlamento Regionale, anche dall’opposizione”. Insomma, sembra proprio che nessuno del Pd abbia tradito il patto col resto del gruppo. Resta la matematica: sono undici i deputati Dem, sette i voti giunti al candidato del Pd e quattro in più quelli piovuti su Micciché. La soluzione del mistero, però, è probabilmente già molto vicina: il risultato delle elezioni per le altre cariche dell’Ars, previste per lunedì, daranno infatti una risposta probabilmente molto chiara.
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16 Dicembre 2017, 20:28