I siciliani stanchi della politica

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02 Luglio 2009, 18:05

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Disoccupazione e precarietà giovanile, un sistema di infrastrutture e viabilità che blocca lo sviluppo economico e il turismo, una gestione dei rifiuti spesso da terzo mondo, una sanità che, oltre il risanamento del deficit, richiede strutture e servizi decisamente più in linea con gli standard europei: sono queste – nell’opinione dei cittadini – le emergenze reali della Sicilia.

Una vera e propria graduatoria delle priorità tracciata dai siciliani, una richiesta forte – ai governi del Paese e della Regione – di sicurezza sociale, di garanzie effettive per il potere d’acquisto di stipendi e pensioni. L’80% dei cittadini chiede una maggiore attenzione nazionale sui temi dell’occupazione e dello sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno.

È quanto emerge dall’ultima indagine dell’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis, che evidenzia nell’Isola una crescente, profonda disaffezione nei confronti della politica. I siciliani si fidano delle forze dell’ordine, della Chiesa, del Presidente della Repubblica, della Scuola. Ma soltanto il 18% ha fiducia nel Parlamento, appena il 9% nei partiti.

Disincanto e sfiducia, che hanno trovato conferma, nelle ultime elezioni europee, in un astensionismo da record, con oltre 2 milioni di siciliani rimasti a casa: una probabile reazione alla politica dei litigi e del gossip, che ha trascurato i problemi reali dei cittadini, soprattutto nel Sud e nelle Isole, allontanando negli ultimi giorni dalle urne ampi segmenti dell’elettorato e penalizzando in particolar modo il PdL, che ha pagato – secondo l’Istituto Demopolis – anche l’improvviso appannamento dell’immagine privata del Premier: oltre il 40% di quanti alle Politiche avevano votato per il partito di Berlusconi ha scelto di astenersi, di prendersi una pausa di riflessione.

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Da non dimenticare, comunque, che tutti i partiti nell’Isola, con l’eccezione dell’Italia dei Valori e del MpA di Lombardo, hanno perso in cifre assolute, con 925 mila voti validi complessivi in meno rispetto all’aprile del 2008. In Sicilia l’espressione del consenso, da sempre, si modifica radicalmente tra le diverse consultazioni: gli elettori usano il voto come un segnale.

Di volta in volta, il tipo di elezione, il “consiglio” di qualcuno, i candidati in lista o, perfino, l’umore possono decidere le variazioni del consenso ai partiti. Come è avvenuto in questo caso, il 6 e il 7 giugno.

“Dopo le Europee – afferma il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento – il voto in Sicilia, così come nell’intero Mezzogiorno, appare ancora più fluido, incerto rispetto ad altre aree del Paese. E rende ancora più aperto il gioco per la ‘contesa’ dell’Isola. Anche se questo ai cittadini interessa poco. I siciliani – conclude Pietro Vento – chiedono che si governi, con più attenzione ai problemi reali della Regione, che si ritrovi un’idea di futuro, una nuova autentica progettualità per lo sviluppo”.

[NOTA METODOLOGICA. L’indagine, diretta da Pietro Vento con la collaborazione di Giusy Montalbano, è stata realizzata dall’Istituto Nazionale di Ricerche DEMOPOLIS, dal 26 al 30 giugno 2009 con metodologie CATI-CAWI, su un campione di 1.002 intervistati, rappresentativo dell’universo dei cittadini siciliani maggiorenni. Supervisione della rilevazione demoscopica di Marco Elio Tabacchi; Maria Sabrina Titone ha contribuito all’analisi dei dati]

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02 Luglio 2009, 18:05

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