Iachini lancia il trio delle meraviglie |E il Palermo rivive i vecchi fasti

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25 Settembre 2014, 14:02

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PALERMO – Chissà se Dario Fo, quando scrisse “Il mistero buffo” si sia ispirato al gioco del calcio, che è il gioco più popolare ed amato dalla gente proprio per il mistero insondabile che lo pervade e lo rende inafferrabile. Guardate, infatti, la partita di ieri al San Paolo: di fronte due squadre diversissime, l’una milionaria nei suoi supercampioni strapagati – il Napoli – e l’altra, operaia, umile e tutt’altro che ricca – il Palermo. L’una guidata da un santone del calcio mondiale, quel Rafa Benitez che ha girato il mondo e che, da solo, prende d’ingaggio di più di mezza squadra rosanero; l’altra da Iachini, ovvero un faticatore del mestiere, che si è fatto avanti a furia di lavoro, lavoro ed ancora lavoro. Sulla carta, il pronostico sembra scontato. E poi, vuoi mettere quel Iachini che fatica a trovare il coraggio necessario per gettare nella mischia, finalmente insieme, Dybala, Vazquez e Belotti? Sì, lo ha fatto nel finale di partita con l’Inter e rischiammo di vincerla. Eppure alla vigilia non giungevano altre notizie se non quelle che davano, come sempre, Belotti in panchina. Con gli inevitabili anatemi dei tifosi, che se ne infischiano di ragionamenti tipo l’equilibrio della squadra o, peggio, prima non prenderle e, semmai dopo, solo dopo, gettare nella mischia “Il Gallo” per tentare il colpaccio. Tutti a sparare sulla testa (pardon, sul cappellino) di Iachini senza pietà.

Ed è questa l’atmosfera che respiro in salotto, la solita della partite in trasferta, con tutti gli amici a mangiare e bere a spese mie. I commenti prepartita sono taglienti come rasoi, le formazioni non sono ancora ufficiali e, per quel che se ne sa, Belotti parte ancora dalla panchina: “Ma è colpa sua se si vuol fare licenziare, ah?”, è il commento più morbido nei confronti della cautela fin qui dimostrata dal mister rosanero. Il tifoso non ha mezze misure, non esistono i colori tenui per lui, tutto è bianco o nero. Il grigio? Non esiste e se esiste non gli interessa. Mentre i telecronisti di Sky continuano a parlare solo del Napoli, come se a scendere in campo dovesse essere solo la squadra di Benitez, per il Palermo arrivano le solite paroline di routine, un po’ di conforto (ma i tifosi rosanero non ne hanno bisogno, semmai i napoletani che stanno vivendo malissimo la crisi dei loro campioni) e un po’ da autentici menagramo, visto che i pronostici sono tutti orientati verso un “sicuro e perentorio riscatto del Napoli”. Il tutto mentre personalmente mi tocco e mi ritocco (come diceva Totò) perché se i napoletani sono in ambasce per la cattiva partenza della loro squadra, noi mica “babbiamu”, visto che, pur giocando bene, abbiamo raccattato la miseria di due punti.

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E finalmente entrano le squadre in campo – il Palermo con la maglia da trasferta, con la striscia rosanero nel petto – e il Napoli in blu notte: li osservo ad uno ad uno, man mano che mi sfilano davanti i loro primi piani e mi sembrano tutti tesi come corde di violino. “Buon segno”, mi dico e proprio in quell’istante apprendiamo la novità tanto attesa: Iachini ha finalmente gettato alle ortiche la sua proverbiale prudenza e mette in campo il “trio delle meraviglie”, ovvero Vazquez, Dybala e Belotti. E qui si leva, alto e forte, il coro dei compagni di ventura: “Finalmente, ora sì che ce la giochiamo!” e subito dopo con ineffabile faccia tosta: “L’ho sempre detto che Iachini è un grande allenatore!”. E sono gli stessi che, fino ad un istante prima lo avevano coperto di insulti, con epiteti scurrili che non è proprio il caso di trascrivere. La partita inizia e cala improvviso un silenzio irreale sulle nostre teste, non si sente volare una mosca, tutti tesi, concentrati sulla tv. Ed è subito una mazzata da perderci la testa: corner, zuccata di Koulibaly e 1-0 per il Napoli e il silenzio glaciale di un momento prima viene attraversato, anzi lacerato, da un ruggito di dolore quasi straziante. Ed è appena l’inizio, perché pochi minuti dopo, il Napoli raddoppia con Zapata: e sono due! Il clima si fa rovente; l’ironia, anzi il sarcasmo nei confronti di Iachini, è bruciante: “Sbagliò partita, mischinu… Chistu è buonu sulu pa serie B!”. Sento che c’è tempo e spazio per rientrare in partita, sembra solo un desiderio e, invece, diventa presto quasi un oracolo: corner, testa di Belotti e la palla dell’1-2 è cosa fatta. La squadra si rianima e attacca a tutto spiano e nel mio salotto volano parole grosse. “L’ho sempre detto che con i tre lì davanti possiamo battere chiunque!”. Non so come e perché, certo è che il Palermo non molla la presa, pressa l’avversario in ogni angolo del campo, non gli dà tregua, lo soffoca. Il pareggio è nell’aria e arriva puntuale, per merito soprattutto del tanto vituperato Morganella, che si “mangia” Mertens, fa sessanta metri di fascia in solitario e quando giunge sul fondo spiattella al centro un rasoterra che è dolce come un cioccolatino. Specialmente per un artista della pelota come Vazquez, che sopraggiunge in corsa, la palla gli prilla sul destro, che non è il suo piede, ma lui non se n’accorge nemmeno: calcia di piatto e mette nel sacco il 2-2. L’intero salotto si colora di rosanero, mi guardo intorno e riconosco la mia stessa felicità in ogni faccia. Non è finita però, e il Napoli ha pur sempre blasone ed orgoglio per reagire: e infatti all’ultimo istante recupero va in gol Callejon, che è una freccia rispetto all’arrembante Bamba e fa il 3-2.

Nella ripresa, Il Napoli sembra aver capito la lezione e non si sbilancia più; aspetta e riparte. E il Palermo? Il Palermo ha l’anima guerriera del suo allenatore e riparte all’attacco, pressa, spinge, incalza. E al 18’ riacciuffa di nuovo il pareggio con un’azione volante che in tre tocchi lascia tutto il Napoli ( e i napoletani sugli spalti) a guardare, anzi ammirare, ad occhi spalancati: duettano lungo l’out di sinistra Dybala e Vazquez; quest’ultimo si inventa un colpo di tacco che proietta il “principito” verso la linea di fondo. Cross rasoterra su Belotti che irrompe e segna. 3-3 e partita chiusa? Mai dire mai. L’arbitro, il modesto Doveri, decide di fare il protagonista e così concede al Napoli un corner che non c’è; Iachini protesta e lui lo caccia via. Poi concede 5 minuti di recupero, che diventano sei perché aspetta che Iachini si faccia tutto il campo e sparisca nel tunnel degli spogliatoi. Facendomi bere fino all’ultima goccia un calice dolcissimo, che non gustavo sin dai favolosi tempi del Palermo di Toni e Corini.

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25 Settembre 2014, 14:02

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