Il bimbo azzannato, i genitori: | “Evitiamo che possa riaccadere”

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04 Luglio 2014, 13:59

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PALERMO – Il bimbo saltella sul letto della Chirurgia plastica. Da una parte all’altra. Buon segno. Sta bene. L’intervento è riuscito. Forse ne serviranno altri. “Ciao, quanti anni anni hai?”. “Tre”. “Mi stringi la mano come un ometto?”. Fa un balzo e afferra la mano. Quel che conta è, soprattutto, che sia sereno. I medici dicono che già domani potrà essere dimesso. Sereni, pacati ma, inevitabilmente, amareggiati sono Alberto e Laura, i suoi genitori. Che spavento, però.

“Se non si fosse girato di scatto, istintivamente, chissà come sarebbe andata a finire”. Mamma e papà raccontano la disavventura capitatagli a Lampedusa. Sia chiaro, fin da subito, che non si tratta di persone che sputano sentenze o giudizi. Dobbiamo fare tesoro, però, delle loro parole: “La stagione è appena iniziata, c’è tutto il tempo per intervenire. Si deve fare qualcosa. Ci sono una dozzina di cani in spiaggia. Enormi. Per carità, noi siamo stati i primi a sottovalutare il pericolo. I cani stanno lì, ci giocano tutti. Pure noi lo abbiamo fatto. La spiaggia è piena di bambini, di passeggini. Bisogna intervenire per evitare che accada di nuovo”.

La spiaggia è quella della Guitgia: “Pietrino (così è stato soprannominato il grosso pastore tedesco che corre a recuperare i sassi lanciati dai bagnanti ) era disteso. Stavo posando la borsa – racconta la mamma -. Nostro figlio si è avvicinato, lo voleva accarezzare, ed è stato assalito”. Il piccolo è stato morso al volto, vicino all’orecchio. Da qui il trasporto in elisoccorso a Palermo, prima all’Ospedale dei Bambini e poi, in ambulanza, alla Chirurgia plastica del Civico dove nella notte è stato operato.

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Era il secondo anno consecutivo che la famiglia residente in un piccolo comune nel Bergamasco trascorreva le vacanze sull’isola pelagica. “Lampedusa è un posto che suscita amore e odio – raccontano, al di là della triste disavventura -. Un luogo splendido, un paradiso, dove servirebbe più ordine. Se siamo tornati è perché anche noi siamo rimasti colpiti dalla sua bellezza”.

Adesso vogliono tornare a casa. Non fuggono indispettiti. Neppure questi sono i sentimenti trasmessi dai loro occhi, mentre guardano il piccolo saltellare sul letto. Tornare a casa significa ritrovare tranquillità. Abbiamo fatto da tramite con il sindaco, Giusi Nicolini, per agevolare il loro rientro a casa. Il sindaco parla di “vicenda sconvolgente” e ammette che “il randagismo è un problema diffuso, ma non solo a Lampedusa”. Rivendica le tante iniziative fatte finora (“le campagne di sterilizzazione, l’anagrafe canina, i microchip gratuiti, i centri di raccolta grazie all’aiuto dei volontari”), ma sa che “i risultati non sono immediati e servirebbe il buon senso dei cittadini che abbandonano gli animali nell’isola”. Già per oggi è previsto “un nuovo intervento per allontanare i cani dalla Guitgia e trasferirli nei centri dove vengono curati dai volontari”.

E la famiglia bergamasca tornerà a Lampedusa in futuro? “Onestamente non lo sappiamo. Aspettiamo la nascita di un nuovo bimbo. È inevitabile pensare a quello che è capitato. E dire che avevamo già individuato la casa per il prossimo anno”. Non abbiamo la certezza. Guardandoli negli occhi, però, siamo convinti che torneranno.

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04 Luglio 2014, 13:59

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