29 Luglio 2021, 16:36
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PALERMO – Quel villino a pochi passi dal mare di Trabia gli piaceva proprio. Maurizio Di Fede, arrestato nei giorni scorsi, con l’accusa di essere un pezzo grosso della mafia palermitana, avrebbe fatto carte false per affittarlo.
Le carte “false” servivano perché si tratta di un immobile della società alla Calcestruzzi San Ciro srl degli imprenditori Virga di Marineo. È uno dei beni che sono stati di recente restituiti, ma la battaglia dei Virga continua su più fronti.
Di Fede avrebbe potuto contare sull’aiuto di una insospettabile donna che avrebbe fatto finta di essere interessata all’affitto.
La scorsa estate fu Giuseppe Ciresi, genero di Di Fede da quest’ultimo inserito in Cosa Nostra, a contattare un parente di Di Fede e dipendente di un ufficio giudiziario per chiedere il certificato dei carichi pendenti.
Ottenuto il casellario giudiziale, che per Ciresi era immacolato (fino al suo arresto era incensurato), bisognava attivarsi con l’amministrazione giudiziaria che gestisce i beni e che per mettere a reddito gli immobili li affittava stagionalmente. Quella dello scorso anno fu un’estate di “libertà” dopo il lockdown per il Covid.
Di Fede ha contattato un collaboratore dell’amministratore, spacciandosi per il genero, avanzando la proposta di affitto per il villino di via Piave. Sembrava filare tutto liscio, ed invece il geometra che lavora nello studio dell’amministratore giudiziario Giuseppe Privitera aveva scoperto la parentela con il pregiudicato. Non poteva e non voleva affittare il villino ad un pregiudicato.
Di Fede non si è perso d’animo. Ed ecco entrare in gioco la donna disposta a farsi avanti per l’affitto al suo posto e in cambio di una piccolissima ricompensa: “… ho trovato una persona, boh che nemmeno so chi è, comunque si è messa a disposi… mi ha detto ti do i documenti, va bene”. A quel punto bastò fare il bonifico per avere le chiavi. L’estate al mare nel post lockdown era garantita.
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29 Luglio 2021, 16:36