07 Dicembre 2020, 18:05
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CATANIA – Ha deciso di non rispondere ad alcuna domanda del gip Pietro Currò. Paolo Bastianini, accusato dell’omicidio di fratel Leonardo Grasso, ha semplicemente confermato il racconto reso in sede di interrogatorio sabato mattina davanti al pm Angelo Brugaletta e i carabinieri del Comando provinciale di Catania. Resta in carcere il 52enne fermato due giorni fa dopo il rogo divampato nella comunità di recupero Tenda San Camillo di Riposto in cui è morto il religioso di 78 anni. Che ormai da oltre venti anni si occupava di assistere malati di Aids e tossicodipendenti.
Il Gip Pietro Currò ha convalidato il fermo ed emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di omicidio aggravato e furto. La mattina di sabato scorso, dopo aver appiccato il fuoco forse per nascondere le tracce di un’aggressione, ha preso le chiavi della Panda del frate e si è diretto a Catania, in via Di Prima dove è stato poi rintracciato dai militari.
Bastianini, assistito dall’avvocato Alessandro Vecchio, quindi, questa mattina si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il 52enne prima dell’estate ha concluso di espiare, con liberazione anticipata, una condanna agli arresti domiciliari proprio all’interno della casa famiglia dedicata a San Camillo. A gennaio 2019, infatti, Bastianini è stato arrestato dai carabinieri per espiare una pena a un anno e 10 mesi (poi ridotta) per i reati di minacce, evasione, lesioni personali e porto di armi ed oggetti atti a offendere, commessi tra il 2008 ed il 2017.
Il 52enne, che da anni ormai aveva domicilio e residenza nella comunità di contrada Zummo a Riposto, da tempo – così ha raccontato agli inquirenti – avrebbe avuto tensioni di natura personale con fratel Leonardo. Escluso qualsiasi movente di natura economica. Quel venerdì sera sarebbe accaduto un episodio scatenante che ha portato Bastianini, di origini genovesi, a appiccare l’incendio intorno alle 23 di sera e a chiudere la porta della camera del frate a chiave. Trasformandola così in una trappola di fuoco e morte. Poi avrebbe preso il primo mazzo di chiavi che ha trovato ed è andato a Catania per trascorrere la notte con l’intenzione – così ha detto alla magistratura – poi di costituirsi. I carabinieri però lo hanno trovato prima.
L’indagato ha però respinto l’accusa di aver aggredito il religioso prima dell’incendio. Ma nella stanza di fratel Leonardo sono state trovate sulle pareti delle tracce di sangue su cui si stanno eseguendo degli accertamenti. La scena del crimine, infatti, per poter eseguire gli esami necessari è stata posta sotto sequestro, così come la Panda usata dal 52enne e i vestiti del sospettato. Anche sull’auto e l’abbigliamento saranno espletate alcuni test al fine di rilevare anche materiale biologico.
Anche dall’autopsia potrebbero arrivare importanti input investigativi per chiarire la dinamica di quanto accaduto. Ad esempio determinare l’ora del decesso e la causa potrà fornire un riscontro al racconto dell’indagato, che in parte non ha convinto gli inquirenti. L’esame autoptico sulla salma della vittima è cominciato oggi pomeriggio all’obitorio del Cannizzaro di Catania. Il pm ha conferito l’incarico peritale al medico legale Giuseppe Ragazzi e alla tossicologa Nunziata Barbera.
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07 Dicembre 2020, 18:05