26 Luglio 2024, 05:01
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CATANIA – Hanno fatto scena muta. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i nuovi presunti capi della mafia catanese. Sono apparsi ieri mattina al carcere di Bicocca di fronte al gip Marina Rizza i quattro catanesi accusati di essere a capo del clan Santapaola Ercolano.
Francesco Russo, Christian Paternò, Daniele Carmelo Strano e Carmelo Fazio – come detto – si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere. Difesi rispettivamente dagli avvocati Vito Di Stefano, Giovanni Avila, Ivan Antonio Maria Albo e Maria Chiaramonte, hanno deciso di non parlare con il giudice.
Russo è ritenuto il successore di Ciccio Napoli quale reggente del clan Santapaola-Ercolano. E anche un “uomo d’onore riservato”. Il suo referente operativo sarebbe stato Christian Paternò, che a sua volta avrebbe comandato per conto di Napoli a San Giovanni Galermo.
Ieri mattina sono dunque cominciati gli interrogatori che proseguiranno fino al prossimo 2 agosto, giorno in cui compariranno gli ultimi posti agli arresti domiciliari fra i 23 arrestati dell’operazione Ombra, condotta dalla Squadra mobile di Catania.
Ieri l’unico a rispondere al giudice è stato Stefano Platania, 26enne difeso dall’avvocato Fabio Presenti, che ha risposto per respingere le accuse. È ritenuto una sorta di corriere della droga, accusato di aver trasportato la marijuana da contrada Scillichenti di Acireale a Catania.
Platania è accusato anche di una presunta cessione di 50 grammi di cocaina, a novembre 2023. Lui come detto ha risposto al giudice e ha respinto ogni accusa.
I nuovi picciotti del clan sarebbero stati adusi a modi particolarmente spicci. E questo avrebbe incrinato uno dei pilastri su cui si fonda il potere mafioso dei catanesi, ovvero il patto di non belligeranza con il clan Cappello.
E il 21 ottobre scorso l’asse di questo patto ha rischiato di tracimarsi a San Cristoforo, in una delle roccaforti del clan Cappello, dove a un certo punto un presunto esponente del clan Cappello avrebbe sparato contro alcuni membri del clan della Stazione di Catania.
Questi ultimi, secondo la ricostruzione della Mobile, sarebbero andati a San Cristoforo per chiarire una lite tra due persone, cioè l’esponente dei Cappello e un ragazzo che per gli inquirenti farebbe parte del clan, ovvero Benedetto Zucchero.
A quel punto alcuni santapaoliani avrebbero progettato di uccidere l’esponente del clan Cappello. Si sarebbe rischiata una faida. Una di quelle che i Santapaola, troppo impegnati a fare affari, non si sarebbero potuti permettere. E fu così che il progetto, forse anche grazie a summit mafiosi di alto livello, fu accantonato.
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26 Luglio 2024, 05:01