Il colpo al Baby Luna e la fuga | “Traditi dai messaggi telefonici”

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11 Gennaio 2017, 05:16

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PALERMO – I sospetti sono tanti, ma non sarebbero divenuti prove. Almeno così sostiene il pubblico ministero che avrebbe voluto chiudere il caso. Il giudice, però, ha respinto la richiesta di archiviazione. Adesso in quattro rischiano il rinvio a giudizio.

L’indagine riguardava uno dei tanti furti subiti dal Baby Luna, noto bar di viale Regione Siciliana e bersaglio di una raffica di colpi messi a segno con una cadenza disarmante. La notte del 24 gennaio 2015 i poliziotti colgono sul fatto due ladri che hanno appena scassinato la saracinesca del bar. Li sorprendono mentre tentano di caricare su un furgone rubato tre macchinette videopoker e alcuni sacchi pieni di sigarette. Ai due non resta che tentare la disperata fuga tra le sterpaglie che conducono al greto del fiume Oreto.

Ad avere la peggio è Cosimo Geloso. Si fa male e i poliziotti che lo arrestano si ritrovano in mano il suo cellulare. Tra i contatti recenti trovano quelli con un numero registrato alla voce ”Ivana”. Gli agenti si spacciano per Geloso e chiedono aiuto a Ivana, fissando un appuntamento in un vicino distributore di benzina. Ecco gli sms scambiati quella notte: “Sbrigati perché se rimando tanto mi fermano io sono al esso vicino settebello”; “Non ti muovere affinche non te lo dico io… dimmi di preciso dove sei”; “Ti aspetto all esso ma se vedi volanti fermati”; “Esci non c’è più nessuno”.

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I poliziotti si appostano e notano la presenza, con fare guardingo, di quattro persone a bordo di una macchina. Fanno squillare il telefonino. Risponde la donna che sarebbe poi stata identificata in Maddalena Mattaliano, finita sotto inchiesta per favoreggiamento assieme agli altri occupanti della macchina: Concetta Senapa, Giuseppe Caserta e Salvatore Tutone. Tutone è l’uomo tirato in ballo come suo complice nel furto da Geloso che, però, ritratterà le accuse. Anche per questo Tutone sarà scarcerato.

Secondo il pm, i messaggi non bastano a confermare che gli autori del colpo si fossero messi d’accordo prima con Geloso. Piuttosto il loro intervento sarebbe stato “estemporaneo, improvvisato e determinato in modo pressoché decisivo dalle sollecitazione degli agenti”. In sostanza, la sola azione di un agente provocatore non può fare scattare l’accusa. Non è d’accordo il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa che ha respinto la richiesta di archiviazione e fissato l’udienza preliminare il 22 marzo.

 

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11 Gennaio 2017, 05:16

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